Il conto alla rovescia per ottenere i rimborsi degli investimenti bruciati nelle quattro banche fallite è iniziato il 22 luglio. Ma i criteri con cui verranno assegnati i fondi non si conoscono ancora. Né tanto meno sono state definite le regole per l’arbitrato alternativo alla richiesta di rimborso. Con il risultato che oggi per i risparmiatori scegliere fra la richiesta di indennizzo o l’arbitrato è sostanzialmente un’operazione alla cieca.
E’ l’ennesima beffa per chi ha comprato obbligazioni subordinate di Banca Etruria e Marche, Carife e Carichieti, azzerate dal decreto Salva Banche. “E’ da novembre che stiamo aspettando di conoscere il percorso per gli arbitrati. Finora nulla – spiega Tina Napoli di CittadinanzAttiva – Questa situazione è insostenibile perché noi, come tutte le principali associazioni dei consumatori, non siamo messi in condizioni di consigliare con conoscenza di causa i piccoli investitori che ci chiedono cosa è meglio fare”.
Tecnicamente, infatti, dal 3 luglio per un totale di sei mesi (pena la decadenza), i risparmiatori titolari di obbligazioni subordinate delle quattro banche prima del 12 giugno 2014 possono chiedere al Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) un rimborso. L’indennizzo sarà pari ad un massimo dell’80% del valore dei titoli al netto di oneri e spese. Cifra cui si somma, se positiva, la differenza fra il rendimento degli strumenti finanziari e quello di un Btp equivalente. Presupposto per ottenere l’accesso al rimborso è che il risparmiatore abbia, al 31 dicembre 2015, un patrimonio in titoli inferiore a 100mila euro o un reddito complessivo 2014 inferiore a 35mila euro. L’invio del modulo compilato (via sito del fondo, pec o raccomandata) con anagrafica e dati relativi agli investimenti (codice Isin più contratto di acquisto e Iban) fa scattare la procedura per la richiesta di rimborso. Automaticamente però l’operazione esclude la possibilità di ricorrere all’arbitrato lasciando al Fitd 60 giorni per la liquidazione del dovuto. “Il Fondo Interbancario nei prossimi giorni pubblicherà in questa pagina una dettagliata informativa sui criteri e le procedure che adotterà per la valutazione delle istanze di erogazione di indennizzi forfettari”, spiega il sito del Fondo che garantisce i depositanti delle banche consorziate.
Ma ai consumatori, le promesse vaghe non bastano più. Per questo le Vittime del Salva Banche si sono date appuntamento il 28 luglio, davanti a Montecitorio (ore 10) per protestare contro “le ingiustizie perpetrate ai danni di onesti risparmiatori italiani”, come spiega il sito dell’associazione che contesta l’inerzia di Bankitalia e Consob, oltre un “governo allo sbando, che si dimostra non all’altezza di gestire la situazione, adottando misure causali di azzeramento dei risparmi, ogni volta in forma diversa, senza regole certe e senza una seria guida politica”. Uno scenario che mina alla radice la fiducia dei risparmiatori nel sistema bancario e nelle stesse garanzie offerte dallo Stato all’intera struttura creditizia del Paese. Proprio il contrario di quello che, invece, sarebbe necessario per ristabilire la normalità nei rapporti fra consumatori e sistema economico-finanziario.