Per non saldare 264 euro di contravvenzioni e salvare sei punti della patente, l'ex esponente del Pdl scrive al prefetto di Milano - su carta intestata di Palazzo Madama - spiegando che ha un'invalidità e proprio quei giorni, a quell'ora, mentre era in auto veniva colto da malore che lo costringeva “a superare di pochi chilometri il limite prescritto" (anche 40 km/h)
Continua la corsa degli onorevoli della Repubblica a screditare la categoria. Salvini pretendeva di non pagare le multe per “motivi di sicurezza“, stavolta tocca all’ex senatore Pdl Antonio Paravia. E a i suoi mal di pancia. Per non pagare 264 euro e perdere sei punti della patente scrive al Prefetto di Milano spiegando che ha un’invalidità e proprio quel giorno, a quell’ora, mentre era in auto veniva colto da malore che lo costringeva “a superare di pochi chilometri il limite prescritto per consentirgli di raggiungere la prima area di sosta possibile e ricevere le cure del caso”. Ne discende, a suo dire, il diritto a non pagare. Per rafforzare la richiesta commette l’ingenuità dei potenti: scrive il ricorso su carta intestata del Senato, dove non mette piede da tre anni. L’ufficio notifiche respinge. La decisione è sul tavolo del Prefetto.
La multa risale a metà gennaio. Al volante del suo Range Rover Paravia percorreva il cavalcavia del Ghisallo, tristemente noto ai milanesi per le telecamere che non perdonano. Velocità consentita 70, accertata 111 km l’ora. Non proprio “pochi chilometri più del limite”. Ma Paravia aveva un’urgenza in corso. “Voglia la Signoria Vostra Illustrissima – scrive al Prefetto, su carta intestata di Palazzo Madama – dichiarare l’illegittimità della sanzione pecuniaria e comunque annullarla, in quanto la predetta violazione non è tale, in virtù delle condizioni di assoluta emergenza segnalate”. Allega all’istanza un verbale dell’Inps che comprova la sua condizione di invalido civile. E pure un pass per il parcheggio rilasciato dal Comune di Salerno.
Ma non c’è niente da fare. Un inflessibile, insensibile, irrispettoso forse vendicativo “agente delle procedure sanzionatorie” non sente ragioni e dà parere contrario all’istanza. Le motivazioni del ricorso non rientrano nei casi di esclusione di responsabilità che si possono eccepire solo se spinti “dalla necessità di salvare sé o altri da un pericolo attuale di un danno grave alla persona” (art. 54 C.P)”. E aggiunge: “Anche in considerazione del fatto che persino alle autoambulanze, inequivocabilmente dirette a prestare soccorso urgente, non è consentita l’inosservanza delle disposizioni del presente Codice della Strada”.
Come non solidarizzare col malcapitato? Almeno per la sfortuna. Il caso vuole infatti che giusto tre mesi dopo, l’8 aprile 2016, alle 11 del mattino circa, lo stesso Land Rover si ritrovasse a passare sullo stesso tratto di strada. Altra infrazione, altra multa e altro ricorso di Paravia alla “Signoria Vostra Illustrissima”: “Fui colto da problemi fisici inerenti le mie patologie e per ragioni quindi di assoluta emergenza fui costretto a superare di pochi chilometri il limite prescritto per consentirgli di raggiungere la prima area di sosta e ricevere le cure del caso”. Proprio quel giorno, a quell’ora, mentre era in auto. Il testo è una fotocopia dell’altro, anche stavolta su carta intestata del Senato della Repubblica, da cui Paravia è però uscito tre anni fa perché alle elezioni politiche del 2013 è risultato primo dei non eletti in Campania. E non risulta, incomprensibilmente, tra i senatori a vita della Repubblica.
TM – Senatore come sta?
AP – Sì, chi è?
TM – Sono Mackinson del Fatto, la chiamo per dei ricorsi che ha presentato a Milano per alcune multe
AP – Chiama dal comune di Milano?
TM – Sì, Milano
AP – Sì ho fatto una serie di ricorsi perché soffro di coliche improvvise e l’ho anche certificato. Mi capita più volte di essere costretto a cure mediche… E la motivazione è questa e a Milano, manco farlo apposta, vado a trovare mia figlia, più volte mi è capitato che ho avuto questi inconvenienti.
TM – Mi spiace, ma perché manda queste comunicazioni su carta del Senato se non è senatore da tre anni?
AP – Lei è giornalista, lo sono anche io e quindi le rispondo anche se pensavo fosse il funzionario della prefettura incaricato del ricorso.
TM – Gentilissimo, mi dica…
AP – Intanto le dico che sono amico di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, perché sono quel senatore che all’epoca ha denunciato lo scempio dei collaboratori parlamentari al nero. Sono anche citato nel famoso libro La Casta in modo positivo, non mi va proprio di passare per quello che approfitta…
TM – E la carta intestata al Senato?
AP – Ecco le spiego, sono uno dei pochi parlamentari che sia sulla carta da lettere che sui bigliettini da visita scrive sempre “XVI e XVI Legislatura”, poiché solo qualche ignorante non sa che questa è la XVIIesima.
TM – Rischia di passare per un espediente ingannevole…
AP – Non credo d’aver abusato di qualche norma ma sono nel pieno diritto perché anche se cessato un senatore mantiene il titolo e lo “utilizza”, tra virgolette. Comunque mi mandi il suo numero così che se leggerò da qualche parte il mio nome segnalato come pessimo cittadino potrò ringraziarla per l’attenzione sapendo nome e cognome.
* Il ricorso è firmato “Sen. Antonio Paravia” e da nessuna parte è specificato che la carica è cessata