Quello che Polidoro ritiene più rischioso “è pensare che tutto quello che accade nel mondo sia il prodotto di un disegno intenzionale e nascosto“. Un metodo che induce “un senso di impotenza perché se il mondo è gestito da società segrete, come gli Illuminati, da famiglie facoltose, come i Rockefeller o i Rothschild, o da agenzie di intelligence, come la Cia o il Kgb, che operano in segreto per stabilire un nuovo ordine mondiale noi che possiamo fare? E la risposta è: nulla, arrenderci'”. Poi ci sono effetti pericolosi di carattere sociale. Polidoro ricorre all’esempio dei vaccini, peraltro tornati alla ribalta con le contestate dichiarazioni di Red Ronnie a Virus. “Credere che siano responsabili dell’autismo, per esempio, una teoria che non ha fondamento e che nasce dalla truffa di un medico radiato dall’albo, Andrew Wakefield, pagato per dichiarare il falso (a questo proposito cita l’articolo di Brian Deer, How the vaccine crisis was meant to make money pubblicato l’11 gennaio 2011 sul British Medical Journal), può avere effetti devastanti. Chi rifiuta di vaccinare i propri figli, infatti, non solo li espone al rischio di malattie che si ritenevano debellate, come il vaiolo, la rabbia o il tetano, ma contribuisce alla diffusione dei virus anche nel resto della popolazione”. Infine, le teorie della cospirazione “deviano l’attenzione verso pericoli immaginari o infondati, distogliendola dalle minacce autentiche”. Ecco che, a questo punto, scendono “in piazza gruppi di persone che manifestano contro le scie chimiche (la condensa degli aerei scambiata per misteriosi gas venefici dispersi nell’aria al fine di sterminare l’umanità o alterare il clima), invece di dirigere la propria protesta verso autentiche fonti di inquinamento, come gli scarichi delle automobili o lo smaltimento abusivo di rifiuti tossici“.
A differenza di Huchon, però, Polidoro è convinto – sulla base dello studio condotto da Joseph E. Uscinski e Joseph M. Parent, della University of Miami – che le teorie del complotto siano diffuse “in maniera trasversale, indipendentemente da sesso, età, razza, livello economico, preferenze politiche, titolo di studio o impiego”. E tanto a destra quanto a sinistra. A cambiare è soltanto “l’oggetto”. “I conservatori, per esempio, ritengono che il cambiamento climatico, ovvero l’idea che la temperatura del pianeta si stia alzando a causa dei gas prodotti dall’uomo che assottigliano il livello di ozono, sarebbe una fandonia inventata da scienziati pagati per distruggere l’economia americana. I liberali, invece, tendono a ritenere che i cibi geneticamente modificati siano un tentativo delle potenze capitaliste per schiacciare le economie più povere. Quanto più decisa è l’appartenenza politica, poi, tanto più forti saranno queste convinzioni”. A dimostrarlo è una ricerca olandese coordinata dallo psicologo Jan-Willem van Prooijen, della VU University di Amsterdam. “Chi abbraccia idee estreme – spiega lo studioso – tende ad abbracciare i propri sistemi di credenze in maniera rigida, trovandosi così a percepire le proprie idee politiche come le più semplici e uniche soluzioni ai problemi della società”. L’estremista, insomma, osserva Polidoro, “cerca di dare un significato agli eventi sociali attraverso una serie di presupposti netti sul mondo. Un approccio che induce a percepire cospirazioni malvagie come unica possibile spiegazione per eventi altrimenti considerati inspiegabili”. Una tendenza “che già Pier Paolo Pasolini avvertiva negli anni ’70, quando diceva che ‘il complotto ci fa delirare perché ci libera dal peso di doverci confrontare da soli con la verità'”.
Orientarsi, anche a fronte dell’overload informativo a cui siamo sottoposti – non è per niente facile. Ma Polidoro dà alcune indicazioni. Quattro punti. “Per prima cosa leggere con cura. Se le fonti non sono autorevoli e documentate, meglio diffidare. Così come se se una storia sembra assomiglia alla trama di un film”. Utile anche consultare siti di esperti che smascherano bufale e truffe. Tra questi Polidoro suggerisce Snopes.com, gouvernement.fr/on-te-manipule, attivissimo.net e cicap.org.