Un solo mese di squalifica e la partecipazione a Rio garantita. È la sanzione che la Iaaf ha deciso nei confronti di Liu Hong, marciatrice cinese trovata positiva a un controllo subito dopo la Coppa del Mondo di Roma dove aveva vinto l’oro nella 20 chilometri. Tutto sotto silenzio. Fino a ieri. Quando nel bollettino della Federazione internazionale di atletica leggera è comparso il suo nome nel tabellino delle squalifiche. La sua è iniziata il 13 giugno ed è terminata esattamente un mese dopo. Si tratta evidentemente di un’infrazione minore, ma l’entità della squalifica e la sua partecipazione a Rio sono destinate a far discutere. Per molteplici motivi.
È innanzitutto evidente una disparità di trattamento tra Liu Hong, bronzo a Londra 2012 e detentrice del record del mondo, e gli atleti russi fermati dal Tas di Losanna dopo lo stop imposto dalla Iaaf. Oltre a tutti coloro che il Cio ha messo al bando – delegando l’esclusione alle federazioni internazionale – perché positivi in passato a test antidoping e anche se la loro squalifica era stata scontata. Casi praticamente identici a quello di Liu Hong, che però sarà presente a Rio.
In secondo luogo salta all’occhio la rapidità con cui i risultati del test sull’atleta cinese sono stati comunicati alla stessa (a Roma si è corso il 7 maggio) e la tenuità dello stop. Ovvero tutto il contrario di ciò che è accaduto con Alex Schwazer. La provetta del prelievo effettuato sull’altoatesino a Capodanno risulta negativa, viene ritestata dopo la vittoria nella 50 chilometri in Coppa del Mondo a Roma – stesso risultato di Liu Hong – e a quel punto dà un risultato positivo che viene comunicato all’altoatesino solo quasi un mese dopo. Oltre a tutte le stranezze che il caso di Schwazer si porta dietro, comprese le telefonate denunciate da Sandro Donati che hanno spinto la Procura di Roma a indagare e la Commissione Antimafia ad ascoltare l’allenatore, simbolo dell’antidoping che ha detto di “temere per la sua incolumità”.
La prima è proprio del 7 maggio, a poche ore dalla vittoria in Coppa del Mondo di Schwazer. Secondo la ricostruzione di Repubblica, la telefonata è di un giudice internazionale di marcia “molto vicino a Sandro Damilano”. Ovvero l’allenatore dei marciatori cinesi, compresa Liu Hong, nonché fratello di Maurizio, presidente della commissione marcia della Iaaf. L’uomo avrebbe detto a Donati di “lasciare vincere Tallent”, australiano che in questi anni è stato uno dei più feroci nemici degli atleti dopati. Donati ha raccontato di aver ricevuto anche una seconda telefonata, il 23 maggio, qualche giorno prima della 20 chilometri che si è disputata a La Coruna. È ancora lo stesso giudice di marcia, amico di Damilano, a parlare. Secondo Donati avrebbe detto all’allenatore di Schwazer “di non andare a cercare disgrazie con i due cinesi che sono da 1 ora e 17 minuti”. L’altoatesino arrivò secondo dietro uno dei due cinesi. Pochi giorni dopo, ecco la positività. Tra mille ombre e senza il tempo materiale per difendersi – l’udienza è fissata per l’8 agosto a Rio… – cercando una strada per correre alle Olimpiadi. Tutto il contrario di Liu Hong, cinese, allenata da Damilano.
E proprio l’allenatore italiano spiega a Tuttosport: “So che aveva preso un farmaco per la tonsillite, un estratto da una pianta cinese che contiene un vasodilatatore. Francamente non ero al corrente di questa sospensione: credevo il caso si fosse risolto inviando il farmaco affinché venisse analizzato. I dirigenti cinesi poi si sono limitati a dirmi che l’atleta poteva gareggiare a Rio”. La sostanza in questione – secondo quanto riportato da diversi media stranieri – sarebbe l’higenamine, in effetti presente in diversi fiori e piante. Il farmaco che la conteneva avrebbe dovuto essere obbligatoriamente dichiarato prima della gara. Una mancanza che, secondo le regole antidoping, viene classificata come ‘infrazione minore’, già costata squalifiche di un mese a tre atleti tra il 2005 e il 2014.