Come sempre più spesso accede in Italia, a determinare l’esito delle consultazioni pubbliche sono quelli che non si schierano, gli indecisi. Un sondaggio Ixè* per Agorà Estate (Raitre) lo conferma. La rilevazione misura la “temperatura” degli italiani in vista del referendum sulla Riforma Costituzionale. Risultato: il 44% degli intervistati intende recarsi alle urne per votare “Sì“, il 38% invece intende esprimersi contro la riforma. Ma sull’esito finale, avverte il sondaggio, pesa il 18% per cento degli intervistati che, pur avendo intenzione di recarsi alle urne, non ha ancora deciso se votare a favore o contro. Al momento gli italiani che andranno a votare, secondo la rilevazione, sono meno della metà (il 49%), un dato significativo ma che non inficia l’esito della consultazione che è senza quorum. Quelli che hanno già deciso di non votare sono il 35%, mentre gli incerti – in questo caso – sono il 16%.
Sui due dati riguardanti l’incertezza pesa probabilmente un altro aspetto messo in luce dal sondaggio: il 59% degli italiani intervistati dichiara infatti di non conoscere i contenuti del Referendum, mentre solo il 39% dichiara di essere sufficientemente informato. Il 2% infine non sa valutare il proprio grado di informazione. Un dato che non stupisce vista anche la complessità dei testi utilizzati negli articoli di legge che andranno a modificare la Costituzione. Alcuni giuristi hanno subito ravvisato un difetto nell’esposizione criptica e burocratica degli enunciati novellati. E non sono mancate analisi e contributi sul lavoro certosino che avevano fatto i Padri costituenti per rendere comprensibile ogni passaggio. Il fattoquotidiano.it ha recentemente realizzato un esperimento a Roma, sottoponendo un solo articolo alla lettura di cittadini, il n. 70, che nel testo della riforma Renzi-Boschi passa da 9 a 439 parole. Tanto che nessuno degli intervistati tra i quartieri Ostiense e Monteverde, arriva a leggerlo fino alla fine. Ma su una cosa sono tutti d’accordo: “Non ci si capisce nulla”.
Quanto ai partiti il Pd resta con un buon margine il primo partito, con il 31,4, il M5s è al 28,7. Entrambi sono praticamente stabili, con un margine d’errore del 3 per cento. Seguono la Lega Nord al 14,4 e Forza Italia che ancora arranca poco sopra al 10. Piccolo fenomeno di questo periodo la polarizzazione dei voti verso i partiti principali: a oggi non entrerebbero infatti in Parlamento né Fratelli d’Italia né Area Popolare. Di poco ce la farebbe Sinistra Italiana.
*La rilevazione è stata effettuata da Ixè per Agorà-RAI 3 il 23/6/2016 tramite sondaggio CATI-CAMI su un campione casuale probabilistico stratificato di 1.000 soggetti maggiorenni (su 9.629 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’ISTAT. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Margine d’errore massimo: +/- 3,1%.