Era la poltrona di comando di una grande azienda di gestione rifiuti: la Leonia di Reggio Calabria. Allora si doveva dire “presunto affiliato alla ‘ndrangheta”, ma l’altroieri, 27 luglio 2016, il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso la sentenza. Condanne pesanti – per il boss Giovanni Fontana (23 anni e 6 mesi di reclusione), i figli Antonino (16 anni e 6 mesi), Francesco Carmelo e Giuseppe Carmelo (per entrambi 12 anni e 6 mesi) e Giandomenico (11 anni e 10 mesi). Una famiglia con 77 anni di condanna. Bruno De Caria, l’ex direttore generale della Leonia, è stato condannato a 15 anni e 10 mesi: avrebbe aperto le porte dell’azienda al clan Fontana.
Per me tutto era cominciato quando lo Stato mi aveva chiamato a gestire la società appena sequestrata alla ‘ndrangheta, in concomitanza con lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per infiltrazione mafiosa. Era la prima volta in Italia per un capoluogo. Ne ho raccontato al mio insediamento (link) e con un breve bilancio dell’esperienza (link). Ho ricoperto il ruolo di amministratore delegato di un’azienda mista pubblica e privata che aveva smarrito la sua missione e che sembrava avere infiltrazione mafiosa sia nella parte privata che in quella pubblica. Ho potuto sperimentare direttamente il modo in cui le mafie entrano anche nel business pubblico dei rifiuti.
Ho cercato di lavorare subito sull’efficienza del servizio e sulla dimensione finanziaria, ma ho puntato anche su rispetto delle regole ed etica. Riformavo acquisti e gestione del personale, normalizzando, regolarizzando e segnalando irregolarità. Ho potuto vedere come le persone oneste dell’azienda, sicuramente una maggioranza, avessero grandi speranze e si impegnassero al massimo per risanare la Leonia.
Un risultato importante che sento di aver raggiunto è l’aver trasformato la Leonia da preda delle ‘ndrine a parte civile al processo contro di loro. Se l’azienda era stata accusata di essere ‘ndranghetista, vi era un danno grave per la stessa. Fondamentale è stato l’aiuto delle avvocatesse Vincenza Rando e Lucia Lipari dell’ufficio legale nazionale di Libera, specialiste nelle costituzioni di parte civile per crimini di mafia. Ricordo la paura di alcuni funzionari del Comune di Reggio che non vollero venire alle udienze e che mi dissero: “Io a Reggio ci devo vivere, queste persone le conosco”. Ho vissuto come impressionante l’ingresso nell’aula bunker del Tribunale di Reggio con gli accusati dietro le sbarre di una gabbia. Ho riletto gli appunti presi il 23 e 24 settembre di quell’anno, il 2013. Durante una colorita arringa un avvocato degli accusati disse che il lavoro dell’amministratore attuale era “ammirevole”. Mi fece i complimenti per come stavo gestendo la Leonia, “la loro azienda”!
Le espressioni usate dagli avvocati della difesa erano per così dire “vivaci”: mi venne spiegato che non sempre erano dirette alla giuria, spesso erano a esclusivo uso del pubblico o delle famiglie degli accusati. Per questo usavano espressioni come “saremmo nel trionfo del giustizialismo che già aleggia in un processo come questo”, oppure “eretico provvedimento” riferendosi alla richiesta di rinvio a giudizio.
Per l’ex direttore, oggi condannato a 15 anni, dicevano: “Per giudicare il De Caria bisogna calarsi nei panni del De Caria, è uno degli uomini più esperti nella materia dei rifiuti, arriva a Reggio su sollecitazione ministeriale e governativa e… tocca il cielo con un dito”. E ancora: “Decide proprio qui di ricostruire una famiglia”. E: “Usa la penna come un violino”. Tanto per citarne alcune.
Oggi le sentenze riconoscono il danno per Leonia e quindi anche per la cittadinanza reggina, definendo una provvisionale di 200.000 €. In sede civile potrà essere definito il resto, visto che noi chiedemmo e quantificammo un danno di oltre 2 milioni.
Qui un punto per me saliente del comunicato con cui annunciammo la nostra intenzione: “La costituzione di parte civile della società risponde al bisogno di tutti i lavoratori onesti della Leonia e di tutti i cittadini onesti di Reggio Calabria, che sono proprietari della maggioranza delle quote sociali, di vedersi risarciti per i danni alla reputazione aziendale. Che la costituzione di parte civile di Leonia sia quindi da testimonianza per la cittadinanza reggina, affinché imprenditori, partiti politici, società di capitali, singoli, tutti, nessuno escluso, vigilino e difendano i beni comuni e pubblici dalla criminalità organizzata e dalla illegalità in generale”.