Parigi, Bruxelles, Nizza. Tre città europee accomunate da stragi nel segno dell’estremismo islamico, un filo rosso che lega il 13 novembre 2015 – e prima ancora Charlie Hebdo – al 22 marzo 2016 e alla tragedia sulla Promenade des Anglais del 14 luglio. 137 i morti nella città francese, 32 le vittime in Belgio, 84 quelle della città della Costa Azzurra. Il sangue scorre, mentre le tv seguono minuto per minuto gli sviluppi. Sfilano i nomi dei responsabili, dai fratelli Abdeslam a El Bakraoui, a Mohamed Lahouaiej Bouhlel. Ma mentre emergono verità investigative e di cronaca sul web affiorano versioni alternative che parlano di cospirazioni, complotti. Di false flag, cioè di operazioni condotte sotto copertura da governi o servizi segreti e attribuite ad altri gruppi o entità. Per destabilizzare, per fomentare la strategia della tensione. Supposizioni, interpretazioni numerologiche intrecciate. Codici, simboli, fino alla mano degli Illuminati sulla morte di centinaia di persone. E così, in decine di video su YouTube, i feriti del Bataclan diventano comparse, i sopravvissuti all’attacco della metropolitana di Bruxelles partecipanti di un’esercitazione militare. I corpi travolti dal tir a Nizza manichini. Per non parlare del poliziotto ucciso dai fratelli Kouachi sul marciapiede di Parigi dopo la strage di Charlie Hebdo: “impossibile che avessero tra le mani un kalashnikov” e se avessero sparato “la testa sarebbe schizzata via”. E le avvisaglie della strage di all’aeroporto di Zaventem? Erano state anticipate a Parigi la notte del 13 novembre.
Che sia sempre sbagliato pensare a un complotto? “No, ce ne sono stati tanti e ancora certamente ce ne saranno – spiega Massimo Polidoro, segretario del Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) -. Mantenere uno sguardo critico nei confronti dell’autorità è sempre sano. Ciò che è rischioso, invece, è pensare che tutto quello che accade nel mondo sia il prodotto di un disegno intenzionale e nascosto”. Di fatto, ci sono teorie “credibili” della cospirazione. “Sono tutte quelle – prosegue – che portano prove concrete e verificabili, non quelle che si basano sul sentito dire e sul desiderio ideologico di avere ragione dell’avversario”. Un esempio? “Prendiamo i tanti episodi tragici degli anni di piombo: è un’idea comune quella di vedere i tanti accadimenti, da Piazza Fontana a Ustica fino alla strage di Bologna, come legati da un filo comune. Tuttavia, se si analizzano i singoli fatti si vede che quasi ognuno aveva una storia a sé. Il “Grande Vecchio”, insomma, molto probabilmente non esisteva”. Intanto, però, in rete diventano virali video e post sulle ultime grandi stragi d’Europa.