A Bolognail procedimento della Corte dei conti sul Civis, il tram su gomma a guida ottica che avrebbe dovuto attraversare Bologna e mai entrato in funzione, rischia di chiudersi con un nulla di fatto per un ritardo di notifica. I giudici hanno infatti dichiarato l’inammissibilità della citazione a giudizio dell’ex sindaco Giorgio Guazzaloca (1999-2004), dell’ex presidente dell’azienda trasporti comunale Atc Maurizio Agostini, dei membri del cda Claudio Comani e Paolo Vestrucci, che erano tutti chiamati a rispondere per un presunto danno erariale di 87 milioni di euro. Alla base della decisione c’è un ritardo nel deposito da parte della procura contabile: il 14 gennaio 2015, mentre il termine scadeva il 13 gennaio. Un errore – scovato dall’avvocato di Guazzaloca Antonio Carullo e dagli altri difensori – dovuto probabilmente al deposito informatico, arrivato troppo in ritardo rispetto alla firma dell’atto.
Carullo, sentito da ilfattoquotidiano.it, spiega che, se anche si fosse arrivati al giudizio, sarebbe intervenuta la prescrizione. Poi aggiunge: “Nel merito abbiamo comunque dimostrato che il danno erariale non c’è”. Diverso il parere di Salvatore Pilato, fino a pochi giorni fa capo della procura dell’Emilia-Romagna e ora a Milano: secondo il magistrato la citazione sarà rinnovabile e il procedimento andrà avanti, e comunque la decisione del giudice di Bologna potrà essere appellata alla Corte dei conti di Roma.
Stando a quanto scritto dal Resto del Carlino (che col Corriere di Bologna ha riportato la notizia) l’unico a rimanere in ballo nel processo dovrebbe essere Francesco Sutti, successore di Agostini alla guida di Atc: Sutti era infatti entrato nell’inchiesta in un momento successivo al ritardo che ha fatto saltare le altre posizioni.
Secondo la ricostruzione della Procura, il danno erariale nei confronti del Comune di Bologna e di Atc, sarebbe consistito nel sottoscrivere un contratto d’appalto per un sistema di trasporto poi rivelatosi non a norma e che già al momento della firma, nel 2004, aveva sollevato molti dubbi. Nella citazione a giudizio i pm scrivono che il procedimento per l’approvazione, essendo affetto “da numerose ‘anomalie’, rendeva del tutto prevedibile la oggettiva impossibilità di realizzazione dell’opera”. Il bus Civis (ne furono acquistati decine di esemplari) avrebbe dovuto funzionare in automatico: attraverso la lettura, tramite telecamera, di un ‘binario’ di strisce bianche sull’asfalto. Il ministero però non ha mai dato l’ok e i mezzi sono rimasti al parcheggio.
Nonostante, secondo i pm, il danno calcolato fosse di 87 milioni di euro, a Guazzaloca e Agostini erano contestati sei milioni ciascuno, a Comani e Sutti cinque milioni, a Vestrucci tre milioni. Uno ‘sconto’ nelle richieste di risarcimento da parte della procura dovuto a due motivi: il fatto che le opere stradali del Civis sono finite poi nel progetto Crealis che ha sostituito il Civis; e il fatto che non ci sono prove di un illecito arricchimento personale.
In un altro processo contabile relativo a uno stralcio dell’opera, l’intera giunta comunale di Sergio Cofferati (di cui faceva parte anche l’attuale sindaco Virginio Merola) era stata assolta. In precedenza era finita in niente anche l’inchiesta penale. Guazzaloca era uscito dall’inchiesta prima della richiesta di rinvio a giudizio. Agostini e Comani erano stati prosciolti dal Gup, mentre Vestrucci era stato assolto in rito abbreviato. Era stato prosciolto dall’accusa di corruzione perché il fatto non sussiste anche Piero Collina, ex numero uno di Ccc, colosso delle coop rosse che vinse l’appalto per il Civis.