L’università bombardata: 87 morti
L’impasse militare di Aleppo ha come conseguenza l’inasprimento dello scontro all’interno della città. Il 15 gennaio del 2013 un bombardamento colpisce la facoltà di architettura dell’università di Aleppo. Sono i primi giorni di esami. Il bilancio è di 87 vittime e un centinaio di feriti fra gli studenti. “L’ateneo – raccontava alla Cnn Simon, uno studente di odontoiatria – è conosciuta come l’università della rivoluzione. Abbiamo organizzato una protesta pacifica la scorsa settimana e questa è la motivazione per cui siamo stati colpiti”. Solo un paio di settimane dopo, il 29 gennaio, oltre cento corpi sono rinvenuti nel letto del fiume Queiq, che separa il quartiere di Bustan Al Qusr dalla zona sotto controllo governativo. I corpi hanno le mani legate e presentano segni di tortura. Alcune delle vittime erano scomparse da diverse settimane, dopo essersi recati nella zona governativa. Come ricordava Abu Ahmed, padre di una vittima, intervistato da Ruth Sherlock del Telegraph, “loro erano civili e quindi hanno pensato che non avevano di che aver paura recandosi nella zona governativa. Abbiamo attraversato molte volte senza nessun problema”.
Oltre all’uccisione indiscriminata di civili, è la storia la seconda vittima della lunga battaglia di Aleppo. La città vecchia, patrimonio dell’Unesco, non viene risparmiata dai combattimenti: insieme all’antico suq, bruciato dalle fiamme a seguito dei bombardamenti, il minareto della grande moschea degli Ommayade, risalente all’XI secolo, viene distrutto dai combattimenti il 29 aprile del 2013. Mattia Guidetti, teaching fellow all’università di Edimburgo, ricordava sul sito “sirialibano.com” che “il minareto di Aleppo era al contempo una torre civica e un simbolo dell’Islam, un testimone della lunga continuità del linguaggio artistico della classicità e un esempio delle sperimentazioni artistiche musulmani medievali. La sua distruzione è una grave perdita per gli abitanti di Aleppo e della Siria, nonché per chiunque abbia voglia di interessarsi al patrimonio storico e culturale del Mediterraneo e dell’Islam”.