Talvolta accade che un’immagine rappresenti un’epoca, racconti un’emozione o una paura collettive. Accadde in Italia negli anni della contestazione anni Settanta , accadde a Tien an men negli Ottanta, accadde due anni fa in Turchia. Scontri e incontri tra persone uguali e contrarie.
E anche questa foto italiana del 2016 evoca emozioni forti, pubbliche e private, in un paese pieno di problemi ma anche di risorse e ricordi, passioni e dolori, al di là di steccati.
Siamo a Taranto, venerdì 29 luglio, fine mattinata, questa immagine emozionante da due giorni inonda le pagine dei social media ed è diventata virale. Un poliziotto in tenuta antisommossa abbraccia una manifestante anti-Ilva, una delle madri o mogli che nelle ore in cui Matteo Renzi visita la città gridano il loro dolore per i loro parenti (figli, mariti, nipoti, anche solo amici) morti di cancro a causa delle emissioni del polo industriale dell’acciaio.
Questa foto di Taranto sfonda le barriere di contestazioni dure che pur ci sono e racconta un dolore trasversale, al di là di ruoli, un “rumore” di fondo che fa i conti con la nostra storia e con quella di Taranto in particolare. Anche l’agente è stato malato di cancro ed è poi guarito.
Chiamato a fare il suo lavoro, davanti alla protesta e ai cartelli “siamo tutti 048” (il codice di esenzione per i malati di tumori e leucemie), l’agente si è commosso perché narravano un pezzo della sua vita: lui conosce quel cartello perché lo ha indossato e piange sotto il suo casco: una delle donne in corteo lo vede e lo abbraccia. L’agente poi racconterà: “Sono guarito da un tumore. Non sono riuscito a trattenere le lacrime sotto il casco, la signora deve aver intuito qualcosa e mi ha abbracciato. Oggi mi sento un miracolato“.
Le sue parole sembrano uscir fuori dalle righe di Pierpaolo Pasolini, perché anche “i poliziotti sono figli di poveri, vengono da periferie, contadine o urbane che siano”. E anche loro spesso sono vittime delle proteste che sono chiamati a controllare o dei dolori gridati nelle piazze dove vanno a lavorare.