Kweku Adoboli, condannato a sette anni di carcere per truffa ai danni dell'istituto svizzero, ha detto alla Bbc che tutti i dipendenti del comparto "fanno ancora i conti con le stesse pressioni a ottenere risultati a tutti i costi". Alle persone "viene chiesto di assumere rischi per generare profitti", mentre la politica "vorrebbe limitarli"
“Penso che una truffa come la mia potrebbe assolutamente accadere di nuovo”. L’avvertimento arriva da Kweku Adoboli, ex trader della sede londinese di Ubs arrestato nel 2012 per una frode da 2,3 miliardi di dollari ai danni della banca svizzera. Un caso simile a quello di Jerome Kerviel, l’ex dipendente di Société Générale che ha causato una perdita da 4,9 miliardi all’istituto francese. Adoboli, intervistato dalla Bbc, ha spiegato che tutti i trader sono sotto pressione “per ottenere risultati a ogni costo“, e “se le banche di investimento continueranno a perseguire lo stesso livello di profittabilità del passato, l’unica strada per generare quei profitti è prendersi più rischi“. Questo “dipende dalla struttura stessa dell’industria”. Al contrario “da un punto di vista politico, il desiderio è di limitare quei rischi e i profitti”. Risultato: “Ci sono obiettivi in conflitto e le persone cadono in questa zona grigia“.
“I giovani con cui ho parlato e gli ex colleghi sono ancora alle prese con gli stessi problemi, gli stessi conflitti, le stesse previsioni a cui si devono attenere”, ha aggiunto. Nel 2012 è stato condannato a sette anni di carcere per frode ma è stato assolto da quattro accuse di falsificazioni contabili. E’ uscito dalla prigione l’anno scorso e ora tiene conferenze sul rispetto delle regole nel settore bancario. Non è più autorizzato a lavorare nel settore dei servizi finanziari. Negli anni in cui ha lavorato per Ubs ha effettuato operazioni per valori che eccedevano la sua autorizzazione e ha utilizzato coperture fittizie per nascondere la reale esposizione che aveva causato.
Durante il processo Adoboli si è difeso dichiarando che la sua colpa sarebbe stata solo quella di fare profitti per Ubs in linea con la cultura della banca. Cultura che secondo lui nel frattempo non è cambiata. “I giovani con cui ho parlato e gli ex colleghi sono ancora alle prese con gli stessi problemi, gli stessi conflitti, le stesse previsioni a cui si devono attenere”, ha detto nel colloquio con la tv britannica. Ora sostiene di voler contribuire alla riforma del sistema e anche per questo chiede di non essere estradato in Ghana, suo Paese d’origine.