Due ore incandescenti, tra attacchi velenosi, accuse incrociate e autodifese che esulano dalle domande poste. E sullo sfondo l’immancabile curriculum da antimafioso purissimo, che dovrebbe avere un qualche potere taumaturgico, utile a sciogliere qualsiasi interrogativo. È un vero e proprio show quello andato in onda in Commissione Antimafia, dove oggi pomeriggio era in agenda l’audizione di Rosario Crocetta.
Dal tema dei rifiuti, al caso di Patrizia Monterosso, fino ai legami con gli ambienti di Confindustria, il governatore è entrato più volte in rotta di collisione con alcuni parlamentari, e – in qualche caso – direttamente con Rosy Bindi, presidente di Palazzo San Macuto. “Signor governatore, non eluda la domanda”, ha più volte detto la parlamentare del Pd al presidente della Sicilia. “È davvero deprimente: se alcuni di questi personaggi avessero fatto un centesimo della lotta alla mafia che ho fatto io nella mia vita. Forse sarebbe opportuno che parlasse più il loro impegno che le polemiche politiche. Come si fa a fare polemica politica sulla lotta alla mafia? lo trovo allucinante”, ha detto Crocetta alla fine dell’audizione.
Poco prima la stessa Bindi aveva posto la prima domanda al governatore: “Vorremmo sapere se è vero che il socio di maggioranza della giunta Crocetta è Confindustria Sicilia“. Il riferimento è al sostegno di Antonello Montante, presidente degli industriali isolani indagato per concorso esterno a Cosa nostra, al governo siciliano. La domanda, però, ha fatto innervosire il governatore che ha subito rispolverato l’impegno antimafia personale. “La lotta alla mafia come la sta facendo questo governo regionale non l’ha mai fatta nessuno in Sicilia: con Antonello Montante abbiamo fatto insieme una battaglia per liberare la Confindustria siciliana dalla mafia” ha detto Crocetta, mentre Claudio Fava aveva appena abbandonato i lavori.
Il vicepresidente della commissione, infatti, aveva chiesto al governatore dell’incontro tra lo stesso Montante e l’ex assessore all’Energia Nicolò Marino (poi querelato dai vertici di Confindustria), silurato da Crocetta nel 2013: per Marino la sua “cacciata” dalla giunta regionale sarebbe stata richiesta dai leader degli industriali isolani e sarebbe legata alle sue politiche sulla gestione dei rifiuti. La risposta di Crocetta? “Io subisco attacchi per la delusione legata a sconfitte elettorali“. E il riferimento è alle elezioni ragionali del 2012, quando anche Fava si era candidato governatore della Sicilia, prima di vedere annullata la sua candidatura per un intoppo burocratico.
Al centro della bagarre – con la Bindi che ha più volte secretato e desecretato la seduta – anche il tema rifiuti e la vicenda del segretario generale della Regione, Patrizia Monterosso, condannata per un danno all’erario di 1,3 milioni della Corte dei conti, alla quale Crocetta ha appena rinnovato l’incarico. “Mi aspettavo che si discutessero vicende che mettono a rischio la vita delle persone, invece leggo il solito teorema politico che non mi interessa”, ha stigmatizzato il governatore alla fine della sua audizione. La sua performance, però, ha deluso parecchi commissari, come Celeste Costantino di Sinistra Italiana. “Invece di rispondere alle domande il presidente Crocetta, come se fosse in un talk show televisivo, ha cominciato a personalizzare l’audizione e a enumerare le sue prodezze antimafia. Neanche in questa occasione è riuscito a parlare del proprio ruolo ma solo di se stesso. Da Crocetta uno show inutile”. Netto anche il commento dello stesso Fava, che su facebook scrive: “”A domande (mie) sui suoi rapporti con Confindustria, sulla presunta iscrizione della sua Segretaria generale in una loggia massonica coperta e sugli affidavit concessi da Crocetta a Montante (indagato per mafia), Crocetta prima tace, poi si liscia lustrini e mostrine e infine decolla con la risposta di rito: Se questi signori avessero fatto un centesimo della lotta alla mafia che ho fatto io! Io mi sono alzato e me ne sono andato. Amen”.