A un anno dalla chiusura per quattro mesi del Cocoricò di Riccione, imposta dalla Questura di Rimini dopo la morte per overdose del sedicenne Lamberto Lucaccioni, siamo tornati nel locale romagnolo per vedere che cosa è cambiato. Facciamo finta di voler comprare droga: i controlli, come promesso dai gestori dopo la tragedia, sembrano aumentati e i minorenni non entrano. Ma la droga continua a girare e dentro la sala imbattersi in uno spacciatore è abbastanza semplice. C’è chi offre Mdma: “Quale vuoi 30 o 50?”. “È cosa buona?”, chiediamo. “Spacca in due”. Un altro ci fa altre proposte. Sempre per l’Mdma: “C’ho i pezzi da 40 e 60. Quanta ne vuoi?”. Un altro ragazzo ci propone della ketamina e ci chiede se abbiamo cocaina per lui. Fuori dai cancelli del locale stesso copione con un altro pusher: “Ho erba, ketamina, cocaina“. La proprietà del locale contattata da il Fatto Quotidiano ha scelto, per il momento, di non replicare (leggi l’articolo integrale)
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