“Stiamo portando di fronte agli elettori una riforma costituzionale, che è una cosa enorme. Io penso che tutti insieme siamo in grado di spostare qualche punto percentuale e quindi diventeremo protagonisti di una vittoria (quella per il Sì ndr) e questo avrà anche un riflesso sulla vita politica di tutti noi. Se non riusciamo a farlo vuol dire che siamo dei rottami”. Denis Verdini, leader di Ala, chiama alla carica deputati e senatori schierati per il Sì al referendum Costituzionale. Con il Presidente di Ala, a Montecitorio ci sono Angelino Alfano, leader di Ncd e ministro dell’Interno, Flavio Tosi a guida del movimento ‘Fare’, Giacomo Portas, deputato eletto nelle file del Pd, ma a capo del movimento ‘I Moderati’ ed Enrico Zanetti, viceministro dell’Economia e fresco dello strappo in Scelta Civica. Verdini lascia intendere quale sia il prossimo obiettivo, dopo la vittoria del Referendum, ovvero la modifica dell’Italicum: “Sì può fare solo con la forza dei numeri, e pensare che in matematica ero un po’ asino”. Verdini infatti i numeri li snocciola: “134 tra deputati e senatori che hanno sostenuto le riforme e non sono del Pd, mi sembra un numero non trascurabile. E già solo mettendo insieme solo i senatori di Ala e Scelta Civica: siamo una cinquantina. Ed allora capite bene che la cosa assume una certa importanza”. Infatti al dì là del voto referendario, sullo sfondo già s’intravede l’approdo dei diversi gruppi e movimenti in un unico nuovo soggetto politico. Verdini non lo dice chiaramente, ma lo lascia intendere: “Se son rose fioriranno“. “Vedremo, vogliamo rappresentare ampia area di moderati che voteranno Sì al referendum, ma che non si riconoscono nel Pd. Mettiamoci alla prova” afferma Angelino Alfano. Mentre Zanetti è chiaro: “E’ inutile girarci intorno, ci deve essere l’obiettivo di un nuovo contenitore, un vero partito con un’identità”