Montecitorio esamina gli ordini del giorno al Bilancio. Bagarre dopo la bocciatura del tetto di 5mila euro. Scontro tra Boldrini e 5 stelle. Il capogruppo dem Rosato: “Guadagniamo più della media. Così dappertutto, ci sono delle ragioni”
La Camera ha bocciato la riduzione degli stipendi dei deputati a 5mila euro lordi al mese. L’ordine del giorno al Bilancio è stato proposto dal Movimento 5 stelle, ma maggioranza e opposizioni hanno votato contro. “Noi non abbiamo nessun imbarazzo in questa discussione”, ha detto il capogruppo Pd Ettore Rosato in Aula, “siamo consapevoli che la politica ha un costo, che gli stipendi dei parlamentari sono più alti della media italiana, che questo accade in tutti i Paesi, che c’è una ragione perché questo accade e vale per tutti quelli che siedono in questi banchi”. La Camera in serata ha approvato il bilancio 2015, che registra il record di 270 milioni di risparmi da inizio Legislatura.
La proposta M5s ha scatenato numerose polemiche nel corso della seduta. Il deputato grillino Manlio Di Stefano nel suo intervento ha accusato i colleghi di “non aver mai fatto altro nella vita se non i politici”: “Anticipo”, ha detto, “un argomento che viene spesso usato per bocciare il nostro ordine del giorno, cioè che dare uno stipendio dignitoso ai parlamentari, dignitoso per questa Camera perché fuori da qui dignitoso è già di 1500 euro, di 10mila euro lordi, tenga gli eletti distanti dalla corruzione o permetta a chi viene da realtà sociali molto disagiate di fare questa professione. Poi vai sul sito di Montecitorio e ti rendi conto che non c’è un deputato che abbia fatto altro nella vita”. La dichiarazione ha provocato le polemiche di un gruppo di deputati e deputate nell’emiciclo che si è alzato dalla propria postazione per raggiungere i banchi 5 stelle. E’ intervenuta anche la presidente della Camera Laura Boldrini che più volte, prima di riuscire a riportare la calma, ha invitato “al rispetto tutti quanti, chi ascolta e chi parla” e a Di Stefano ha detto: “La prego di non offendere i colleghi in quest’Aula perché qui ci sono molte professionalità. Lei non può affermare quello che non è vero. Le assicuro che ci sono molti colleghi che hanno lavori e professioni. Tutti qui hanno diritto ad essere rispettati”. “Ma come si permette?”, ha cominciato a gridare il deputato M5s Alessandro Di Battista. “Molti di noi hanno lasciato incarichi e professioni”, ha detto Boldrini. “Questa sta ‘fuori’…”, ha ribattuto Di Stefano mimando il gesto con le mani mentre stava proseguendo l’intervento. La presidente ha replicato a sua volta: “Non ci sono gesti da fare, vada avanti”. “Presidente”, ha detto Di Stefano, “poi le fornisco un elenco di persone che hanno fatto solo politica nella vita. Ho detto che ‘mi correggo’. Cioè da quando sono entrati in quest’Aula non hanno più fatto altro per almeno trent’anni. La scusa dello stipendio lauto per garantire una continuità quando si tornerà alla vita normale, si interrompe quando ci si rende conto che stanno qui per trent’anni. Voi ritenete che 10mila euro lordi al mese sia una cifra normale? Io con 5mila euro lordi ci vivo benissimo e non rinuncio a niente della mia vita parlamentare”.
L’Aula della Camera è stata impegnata nell’esame degli ordini del giorno ai documenti di Bilancio di Montecitorio. Contro la proposta dei 5 stelle di dare un tetto agli stipendi si sono schierati tutti i partiti. Sull’argomento è intervenuto anche il capogruppo Pd Ettore Rosato che ha poi parlato dei rimborsi per l’attività parlamentare: “Anche i grillini prendono 8mila euro. Il Pd finanzia il partito, loro un sito con la pubblicità delle lavatrici e la faccia di Di Maio e Di Battista. Poi vengono qui a dire che scalano gli scontrini: tutte cifre inventate, hanno appartamenti da 2mila euro”.
Il deputato grillino Danilo Toninelli ha invece la maggioranza per aver bocciato l’ordine del giorno sull’obbligo di “trasparenza nella rendicontazione delle spese di esercizio del mandato”: “Sul taglio degli stipendi”, ha scritto su Facebook, “eravamo certi del no dei piddini. Mi preoccupa ancora di più il loro no alla trasparenza sulle spese romane degli onorevoli. Sì perché dovete sapere che oggi metà dei circa 4mila euro mensili di diaria devono essere rendicontati alla Camera. Alla Camera e solo alla Camera perché qui regna l’autodichia, cioè l’esclusiva giurisdizione interna. Nessun giudice ordinario, infatti, può entrare a controllare questo sistema chiuso. Questo mi porta ad avere molti sospetti. Non sarà mica che pure le spese rendicontate nascondano qualcosa che non va? Magari un’altra gigantesca rimborsopoli?”
Il tema è al centro del dibattito da quando è iniziata la legislatura, ovvero dopo che i parlamentari M5s hanno deciso di dare metà del loro stipendio e la diaria non rendicontata al fondo per la piccola media impresa. Per l’ex grillina e ora deputata Pd Gessica Rostellato alla Camera è andata in scena “la consueta sceneggiata dei deputati del M5s”: “Nonostante la solita retorica e l’inutile speculazione, due sono i fatti reali e concreti che abbiamo di fronte. Il primo, è che l’Istituzione Montecitorio continua a tagliare le spese; un dato su tutti: la legislatura si chiuderà con un risparmio pari a 270 milioni di euro. Il secondo, è che i parlamentari grillini, al di là di quanto dichiarano, tra indennità (pur “autoridotta” a 3mila e 200 euro), diaria e rimborsi vari dissimulati sotto varie voci – peraltro senza alcun controllo o certificazione efficace – percepiscono come, se non di più, degli altri loro colleghi. Basta quindi con la retorica“.
Tra gli ordini del giorno bocciati c’è stato anche quello della deputata M5s Tiziana Ciprini per valutare l’opportunità di adottare test anti-droga per i parlamentari senza “maggiori oneri per l’amministrazione, pubblicando i risultati sul sito della Camera, a garanzia del rapporto di trasparenza con i cittadini elettori”. Per rendere più stringenti i controlli Ciprini chiedeva inoltre, di “compiere periodicamente nei locali della Camera verifiche ambientali, in particolare nei luoghi di possibile assunzione (bagni)”. Bocciato con 324 no anche l’ordine del giorno della Lega Nord sullo stop ai benefit per gli ex presidenti della Camera con lo stop a personale, auto, uffici. “Ai cittadini – ha detto Davide Caparini, componente del Carroccio dell’ufficio di presidenza di Montecitorio – andrebbe consegnata la lista con i nomi dei parlamentari che con il loro no hanno scelto di mantenere inalterati benefici assurdi e ingiustificati“.