“Ci stiamo tutti segretatamene stancando del politicamente corretto, quella in cui siamo è una generazione di leccaculo e di fighette. Per questo voto Trump, anche se ha detto un sacco di cose stupide“. Piomba così Clint Eastwood nella campagna elettorale americana, tutt’altro che ammorbidito dai suoi 86 anni, con la rudezza dell’ispettore Callaghan scalfita nell’anima.

Il regista e attore vincitore di 5 premi Oscar (tra miglior film, miglior regia e riconoscimento alla carriera) ha parlato in una lunga intervista a Esquire in compagnia del figlio Scott (protagonista a breve del biopic di Oliver Stone su Edward Snowden). I due sono stati raggiunti negli studi, o meglio i bungalow, della Warner Bros dove Clint sta ultimando il suo 34esimo film da regista: Sully, la storia del pilota americano che fece atterrare un aereo di linea sull’acqua nella baia di Hudson, con una manovra spettacolare e complicatissima. “Sully dovrebbe correre per la presidenza, non queste persone”.

Quello di Eastowood non è infatti un endorsement al miliardario newyorchese: “Non ho parlato con Trump, non ho parlato con nessuno” ma il candidato repubblicano perlomeno “dice quello che gli passa per la testa. E qualche volta non sono cose buone. E altre volte è proprio… voglio dire, posso capire da dove proviene, ma non sono sempre d’accordo con lui”.  A Eastwood non sono piaciute le dichiarazioni di Trump sul giudice Gonzalo Curiel colpevole di “essere di origini messicane”, ma ce l’ha anche con la stampa che si affretta a dire “oh beh questo è razzista. Lo ripetono come una cornacchia. Smettetela, cazzo. E’ un momento triste della storia”.

Questi, spiega il regista di Million Dollar Baby, sono i tempi della “pussy-generation”, “non puoi fare quello, non puoi fare questo e non puoi dire quest’altro”. “Camminiamo tutti sulle uova. Vediamo gente che accusa altra gente di essere razzista e ogni altro tipo di sciocchezza. Quando ero giovane – continua – queste cose non erano chiamate razziste”. “Quando ho girato Gran Torino, il mio produttore mi disse: ‘Questa è una buona sceneggiatura, ma politicamente scorretta’. Gli dissi: ‘Bene, fammela leggere stanotte’. La mattina dopo la lanciai sulla sua scrivania dicendogli: “Iniziamo a girare subito”.

Eastwood ha sempre riservato alla politica americana commenti aspri e ruvidi. La sua fede repubblicana è salda dal 1951, quando si iscrisse ai registri del partito. Nel 2012 partecipò alla convention dell’Elefantino, criticando la scarsa incisività di tutti gli speaker. Poi inscenò un’intervista a una sedia vuota che avrebbe dovuto rappresentare la vuotezza di contenuti di Barack Obama, sperando di spronare il partito, ma oggi definisce quella scelta “una sciocchezza”.

Si dice scocciato da tutti i candidati: “Tutti annoiano tutti. Sono stanco di ascoltare questa merda. Questi candidati mi annoiano”. Ma quando a novembre sarà costretto a scegliere, voterà Trump. “Perchè comunque è uno tosto. Sarebbe dura dover ascoltare la voce della Clinton per quattro anni” e poi “ha dichiarato che seguirà le orme di Obama”. Inoltre Hillary “sta facendo un sacco di ‘grana‘ da quando è in politica. Io la grana l’ho spesa per fare il politico (riferendosi alla sua esperienza di sindaco per due anni, tra il 1986 e il 1988, a Carmel by the Sea in California, ndr). Sono sicuro che anche Ronald Reagan ci abbia rimesso per fare il politico”.

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