Il capo mondiale della scherma è il magnate Alisher Usmanov, il judo è lo sport preferito dal leader del Cremlino, che è addirittura membro onorario dell'associazione mondiale. E forse anche per questo sono praticamente le uniche due discipline a non essere state neppure sfiorate dalle conseguenze dello scandalo e dalla rigida selezione imposta dal Cio
Sono due delle (tante) discipline coinvolte nel doping di Stato e menzionate nel rapporto McLaren. Ma sono anche due Federazioni in cui la Russia è più forte, in politica e in pedana: il capo mondiale della scherma è il magnate Alisher Usmanov, il judo è lo sport preferito di Vladimir Putin, che è addirittura membro onorario dell’associazione mondiale. E forse anche per questo sono praticamente le uniche due discipline a non essere state neppure sfiorate dalle conseguenze dello scandalo e dalla rigida selezione imposta dal Cio: le nazionali di schermidori e judoka russi andranno in blocco alle Olimpiadi. E con tutta probabilità torneranno da Rio con un bel bottino di medaglie.
Sia la Federazione internazionale di scherma (Fie) che quella di judo (Ijf) hanno dato il via libera in blocco ai contingenti russi: 27 atleti in totale (16 schermidori, 11 lottatori) hanno tutti passato il vaglio delle rispettive commissioni. Con motivazioni analoghe: “I nostri atleti non sono mai risultati positivi e rispettano i criteri fissati dal Comitato olimpico”, ha spiegato il presidente della FederScherma russa, Stanislav Pozdnyakov, grande sciabolatore del passato; “sono stati testati in tante competizioni, lontano dalla Russia, e sono puliti”, ha chiarito lo sloveno Marius Viszer, numero uno del judo mondiale. In realtà la situazione delle due discipline non è proprio così trasparente: entrambe figurano nella “lista nera” della Wada degli sport in cui Mosca è riuscita a far sparire delle provette risultate positive, rispettivamente con 4 e 8 casi. Tre judoka (Ekaterina Valkova, Denis Iartcev e il vicecampione del mondo Mikhail Pulyaev) di recente sono addirittura stati pizzicati dall’antidoping (tutti positivi al Meldonium, la stessa sostanza molto diffusa in Russia per cui Maria Sharapova è stata squalificata per due anni). Anche se la Wada ha proposto una sorta di amnistia a riguardo, in teoria secondo le direttive del Cio qualsiasi atleta russo con precedenti avrebbe dovuto essere estromesso dai Giochi (come capitato ad esempio alla povera Stepanova). Invece schermidori e judoka andranno tutti a Rio.
Insieme ad alcune discipline minori (equitazione, tiro con l’arco), sono le uniche due Federazioni ad aver dato via libera in blocco. Altrove le cose sono andate diversamente: è ben noto il bando collettivo nell’atletica leggera, pietra dello scandalo; ma anche canottaggio, nuoto e pentathlon hanno usato il pugno pesante, mentre sollevamento pesi, pallamano, boxe e lotta libera stanno facendo approfondimenti in queste ultime ore di vigilia. Praticamente tutti, tranne scherma e judo. Ma questi sono due sport troppo importanti per la Russia, che a Londra 2012 sul tatami aveva addirittura vinto il medagliere (ben 5 podi e 3 ori) e in pedana è sempre una delle nazionali da battere. E sono anche due Federazioni profondamente legate a Mosca. Il presidente della Fie è Alisher Usmanov, l’uomo più ricco di Russia secondo la rivista Forbes (che lo piazza al 58° posto della classifica mondiale, con un patrimonio di quasi 15 miliardi di dollari): da anni investe fortune personali per lo sviluppo della scherma in tutto il mondo, a suon di milioni e iniziative benefiche è diventato padre-padrone della Federazione. Ed era davvero troppo pretendere che lasciasse a casa i suoi beniamini. Quanto al judo, è semplicemente lo sport preferito di Vladimir Putin, che ama farsi ritrarre in kimono, è membro onorario della Ijf e ha piazzato nel comitato esecutivo Arkady Rotenberg, uno dei suoi più vicini confidenti. Anche qui nessuna esclusione: tutti ai Giochi di Rio, molti da favoriti. Per la gioia del presidente-tifoso-judoka Putin.