Il Garante per le comunicazioni, ritenenendola una pratica illegittima, ha fatto partire due procedimenti sanzionatori contro i gestori che addebitano fino a 99 centesimi a chiamata se per sbaglio un cliente schiaccia il tasto in basso a destra sul cellulare anche se la funzione è stata disabilitata
Se sul tastierino di un iPhone si tocca inavvertitamente il pulsante segreteria (l’ultimo in basso a destra), nonostante, la disabilitazione del servizio, il cellulare effettua comunque una chiamata, senza che si abbia neanche la possibilità di interromperla. Cosa significa? Che si è costretti a sborsare un mucchio di quattrini non dovuti, visto che i big telefonici addebitano comunque un costo di accesso alla segreteria anche se attivata solo per sfioramento dell’icona. E nulla si può fare per evitare questo salasso, visto che la Apple non disattiva il tastino della segreteria automatica e le compagnie continuano comunque a farsi pagare profumatamente questo servizio.
Ora, però, a forza di segnalazioni e reclami, qualcosa sembra finalmente muoversi in favore dei consumatori: nei giorni scorsi, riferisce Repubblica, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fatto partire due procedimenti sanzionatori proprio per la segreteria telefonica sull’iPhone che riguardano Vodafone e 3 Italia, che ora rischiano una sanzione economica.
Si dirà sempre meglio tardi che mai, visto che da anni questa procedura scorretta ha sempre più assunto i connotati di un segreto di Pulcinella. A marzo del 2015, infatti, se ne è occupata Striscia la Notizia, mentre i forum degli utenti iPhone traboccano di post su come risolvere, ovviare, modificare o cancellare questo problema con la segreteria che tanti soldi ha sottratto agli italiani. E, del resto, anche la stessa Apple ammette candidatamene sul proprio sito che l’iPhone potrebbe presentare questo problema.
Cosa aspettarci, quindi, dall’ennesimo intervento dell’Agcom? Riuscirà a mettere fine anche a quest’altra attività scorretta? La questione, come al solito, è lunga e caratterizzata da rimpalli tra l’azienda di Cupertino e i gestori telefonici, proprio come ha ricostruito l’Authority nelle due delibere gemelle (leggi qui la delibera Tre e quella Vodafone) con cui ha avviato il procedimento sanzionatorio.
Vodafone e Tre sono sempre state al corrente di questa problematica, tant’è che sulle rispettive pagine web, nella sezione dedicata alla segreteria telefonica (sia per clienti privati che business) hanno chiaramente riportato la procedura “per disattivare qualsiasi trasferimento di chiamata verso la segreteria. In particolare per Tre, “basta inserire, direttamente dal telefono, la stringa ##002# Invio. Se dopo aver disattivato il trasferimento di chiamata alla segreteria telefonica, chiami il 4133 o clicchi sull’icona della segreteria sul tuo iPhone ti verranno addebitati tra i 16,40 centesimi ai 20 centesimi a chiamata”.
Vodafone è anche più precisa e cara sul fronte della disattivazione, spiegando ai propri clienti che “si deve comporre il codice ##002# e premere il tasto chiamata. Ma digitando la stringa ##002# per disattivare la segreteria telefonica, si inibisce solamente la possibilità per il chiamante di lasciare un messaggio sulla segreteria e non l’accesso alla segreteria stessa tramite 42020 (nel caso di iPhone tasto dedicato). Se dopo aver disattivato tramite stringa ##002# chiami il 42020 o clicchi sull’icona della segreteria sul tuo iPhone, ti verranno addebitati 99 centesimi a chiamata”.
Chiaro no? Anche se si disattiva la deviazione delle chiamate in segreteria con i codici da digitare sulla tastiera, la casella vocale della segreteria resta sempre attiva visto che l’unica cosa che non funziona più è la deviazioni alla segreteria. Quindi i soldi che le compagnie sottraggono dal credito non equivalgono a un servizio visto che è stato preventivamente disattivazione della deviazione di chiamata.
Una condotta che l’Agcom ha, quindi, ritenuto scorretta “considerando che l’addebitare un costo per un servizio non erogato – in quanto disattivato dall’utente – risulta in palese contrasto con i principi di buona fede e lealtà, cui l’operatore è invece tenuto ad improntare i propri comportamenti sia nella fase della presentazione delle offerte che nel corso del rapporto contrattuale”. E ancora. L’Agcom nero su bianco scrive: “La mancata somministrazione del servizio rende indebita ogni richiesta di pagamento con l’operatore che ha beneficiato di un arricchimento per una prestazione non resa e senza giusta causa a danno degli utenti”.
Ora cosa accadrà? Vodafone e Tre hanno tempo fino al 12 agosto (10 giorni dalla notifica del provvedimento) per presentare all’Agcom la loro linea difensiva, mentre il procedimento si chiuderà la prima settimana di ottobre. Il rischio di una multa salata per le compagnie è alto anche se entrambe hanno già fatto sapere che sono già previsti rimborsi per i clienti che hanno subito questo disservizio. Mentre Vodafone prevede anche la disattivazione totale che blocca l’accesso al servizio della segreteria chiamando l’IVR 42070 o accedendo all’area Fai da Te.