Un generale accusato dalla giustizia americana di complicità con le reti del narcotraffico internazionale, Nestor Reverol Torres, è il nuovo ministro dell’Interno del Venezuela. In un paese che sprofonda nella crisi economica, dove tutte le aziende devono cedere i lavoratori per produrre cibo e in cui i cittadini sono costretti a recuperare medicinali in Colombia, il presidente Nicolas Maduro continua a sfidare il “nemico” americano, accusato apertamente di aver scatenato “una guerra economica” contro il suo governo.
L’ultima mossa dell’erede di Hugo Chavez è un’aperta provocazione diretta a Obama. La nomina del generale indagato per traffico di droga arriva infatti proprio il giorno dopo la formulazione del capo d’accusa, emessa da un tribunale dalla corte federale di Brooklyn, New York. Maduro ha dichiarato in un meeting pubblico che Reverol “è vittima di una aggressione dell’impero americano” e ha tutto il suo “appoggio personale” perché è “un patriota, rivoluzionario e ufficiale esemplare”.
Secondo gli atti di imputazione presentati pochi giorni fa dalla procura newyorchese, Reverol – tra il 2009 e il 2009 comandante dell’agenzia antidroga di Caracas, durante la presidenza di Chavez,- e il suo numero due, Edylberto José Molina, hanno ricevuto ingenti somme di denaro dai trafficanti di droga per la loro assistenza nell’invio e la distribuzione di grandi quantità di cocaina negli Stati Uniti. Per l’accusa, i due militari avrebbero allertato i trafficanti sullo svolgimento di operazioni antidroga, protetto gli invii di droga e depistato le inchieste che potessero compromettere le operazioni criminali. Reverol è stato a capo della Guardia Nazionale Bolivariana fino allo scorso 8 luglo, mentre Molina ha attualmente un incarico di addetto militare in Germania.
Maduro ha inoltre chiamato i suoi sostenitori a mobilitarsi contro un referendum che le opposizioni stanno cercando di organizzare per destituirlo. Il Consiglio nazionale elettorale del Venezuela ha annunciato lo scorso 2 agosto l’approvazione del primo passo necessario per la convocazione di una consultazione diretta mirata a rimuovere il presidente. La direttrice del Cne, Tibisay Lucena, ha reso noto che l’opposizione, come prevede la Costituzione, è riuscita a raccogliere l’1% delle firme degli elettori iscritti nelle liste elettorali dei 24 stati venezuelani.
Il Consiglio non ha però fissato una data precisa per la prossima tappa dell’iter, che si prevede lunga poiché, per indire il referendum promosso dalla coalizione antichavista del Tavolo dell’Unità Democratica, è ora necessario raccogliere le firme di almeno il 20% degli iscritti nelle liste elettorali a livello nazionale, pari a circa 4 milioni di cittadini. Inoltre per avere successo, il sì alla destituzione di Maduro deve ottenere un numero pari o maggiore a quello degli elettori che lo hanno votato nel 2013, ossia oltre 7,5 milioni. Nel frattempo la Corte suprema ha sospeso l’attività parlamentare dell’opposizione finché tre membri indagati per compravendita di voti non saranno rimossi.