Costeranno un terzo di quelle di Londra, eppure per il Brasile saranno tutto fuorché un affare. Come del resto qualsiasi edizione delle ultime trenta Olimpiadi, estive e invernali. I conti sono della Said Business School della Oxford University e sono stati recentemente pubblicati in un report che parla chiaro. Alla fine i Giochi hanno smosso 4.6 miliardi di dollari. Molto meno dei 15 spesi dal Regno Unito quattro anni fa, ma comunque il 51 per cento in più di quanto il Brasile aveva preventivato nel 2009, quando vennero assegnati e il Paese viveva uno dei migliori momenti della sua storia con il Pil che galoppava e uno sviluppo che sembrava non conoscere limiti. Mentre ora, tra scandali finanziari e una delle più grandi crisi politiche ed economiche dagli Anni Trenta, che coinvolge in particolare proprio lo stato di Rio de Janeiro, le Olimpiadi potrebbero trasformarsi in un clamoroso boomerang. Il Paese è in recessione: il prodotto interno lordo nel 2016 dovrebbe assestarsi attorno al -3.3 per cento e due mesi fa Rio ha dichiarato lo stato di ‘calamità’.
E non basta una ricerca firmata da IHS, società specializzata nel settore dei dati analitici dedicati ai mercati finanziari, a tranquillizzare gli animi dei brasiliani. Secondo l’azienda infatti circa il 70 per cento dei costi di Rio 2016 sono stati finanziati dai privati, con in prima fila il network delle comunicazioni NET e il Banco Bradesco, la più grossa banca privata brasiliana. Una contribuzione in termini percentuali seconda solo all’edizione di Atlanta ’96. Lo sforzo è stato dunque importante, se non fosse che non comprende la spesa per i trasporti e le altre infrastrutture, finanziati con soldi pubblici, e cresciuta del 25% rispetto alle previsione di inizio dell’avventura. E recentemente il Governo federale ha autorizzato nuovi investimenti per 2.9 milioni di real (890 milioni di dollari) perché Rio provvedesse a far fronte a nuovi problemi legati a infrastrutture e sicurezza, compresi gli stipendi dei poliziotti che negli scorsi mesi sono rimasti senza salario con il rischio, già concretizzatosi a giugno e luglio, di scioperi e proteste durante le Olimpiadi.
E per non dover pompare ancora soldi, lo scorso anno alcune voci erano state tagliate. Le cerimonie di apertura e chiusura saranno più sobrie delle edizioni precedenti e di quanto previsto originariamente, anche la produzione interna di video promozionali è stata rivista al ribasso, così come il numero di volontari – sceso da 70 a 60mila – e gli accessori nel villaggio olimpico, finito al centro delle polemiche negli scorsi giorni per i ritardi nella consegna di alcune palazzine. Il Comitato sorride solo per i biglietti: oltre l’80% dei tagliandi è stato venduto per un incasso di oltre 319 milioni di dollari, incassi importanti ma destinati a coprire comunque una parte marginale dei costi.
Ma a fronte delle spese extra affrontate in un periodo difficile per l’economia, il Brasile avrà almeno un ritorno? No, secondo diverse fonti. Nelle scorse settimane l’agenzia di rating Moody’s ha parlato di “impatto complessivo minimo per la maggior parte delle imprese”, costituito sostanzialmente “da un aumento delle vendite di breve durata e da benefici intangibili sul marketing exposure”. I benefici legati alle aziende di costruzione, per esempio, hanno già dispiegato i loro effetti e i prestiti concessi dalle banche locali per finanziari i progetti olimpici, sempre secondo il rapporto di Moody’s, “ammontano a una piccola parte dei loro prestiti in essere”.
Una visione condivisa dalla Said Business School di Oxford che ha analizzato le ultime trenta edizioni dei Giochi Olimpici, estivi e invernali. La ricerca ha evidenziato come a tarpare le ali a un reale sviluppo post evento sia soprattutto la quantità di denaro investita per ospitarlo: “La spesa non è mai stata in linea con i budget iniziali e quasi nella metà delle occasioni i costi sono stati eccedenti per più del 100 per cento”. Andew Zimbalist, professore di Economia e autore di Circus Maximus: The Economic Gamble Behind Hosting The Olympics and The World Cup, ha dichiarato al Financial Times: “In alcuni casi si argomenta dicendo che il deficit viene ripagato nel lungo periodo dall’incremento del turismo, degli investimenti e degli scambi commerciali. Ma i dati non suggeriscono che ciò avvenga realmente”. Dopo Tokyo nel 2020, toccherà a una tra Roma, Parigi e Los Angeles. Come raccontato da ilfattoquotidiano.it, nei 5.3 miliardi di budget stimati dal Comitato organizzatore presieduto da Luca Cordero di Montezemolo sono escluse infrastrutture, metropolitane, aeroporti e spese per il turismo. Il presidente del Coni Giovanni Malagò aveva parlato di uno “dei budget più bassi della storia per i Giochi estivi”. Comunque già più alto di Rio. E, secondo la storia, con ogni probabilità più basso – e di molto – di quanto verrà realmente speso.