Il percorso della corsa in linea è lungo 241 chilometri, di cui circa 30 di salita (e una manciata in pavé, per non farsi mancar nulla), quasi 3mila metri di dislivello. Numeri da tappone alpino del Giro d'Italia o del Tour de France. Parteciperà tutto il gotha delle due ruote a giocarsi un oro irripetibile. Speranza da podio per l'azzurra Elisa Longo-Borghini
Sarà una delle discipline più attese. E non soltanto per l’Italia, che dal ciclismo si aspetta tanto e nel ciclismo si gioca molto. La gara in linea delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 è speciale. Forse, la corsa di un giorno più dura di tutti i tempi, o comunque una delle più dure di sempre: 241 chilometri, di cui circa 30 di salita (e una manciata in pavé, per non farsi mancar nulla), quasi 3mila metri di dislivello. Numeri da tappone alpino del Giro d’Italia o del Tour de France. Ma alle Olimpiadi. Con tutto il gotha delle due ruote a giocarsi un oro irripetibile: Chris Froome, Alejandro Valverde. E il nostro Vincenzo Nibali, affiancato da Fabio Aru.
PERCORSO “SPACCAGAMBE” – È difficile trovare un precedente così duro nelle corse di un giorno. Forse solo la terribile classica di San Sebastian. Nella memoria collettiva sono rimasti i tracciati dei Mondiali di Sallanches 1980 (vinto non a caso da uno scalatore puro come Bernard Hinault) e di Duitama 1995, teatro del duello fra Miguel Indurain e Marco Pantani (beffati entrambi però da Abraham Olano). Rio 2016 ci andrà vicino, con un percorso spaccato esattamente a metà da due circuiti: il primo di Grumari (lo stesso della cronometro) più tradizionale, con due strappi tipici da classiche e un tratto di pavé, da ripetere quattro volte. Il secondo massacrante per la presenza dell’ascesa verso Vista Chinesa. Una salita vera, nello stesso complesso montuoso che comprende l’Alto de Corcovado della famosa statua del Cristo Redentore: 8,5 chilometri al 5,7%, ma con punte superiori al 10%. Da fare tre volte (e non quattro, come previsto inizialmente).
NIBALI DA PODIO – L’unica attenuante di un percorso da tappone è che non si arriva in quota: dall’ultimo scollinamento al traguardo mancheranno circa 25 chilometri. I primi in discesa ripida, pericolosa, forse decisiva quanto e più della salita, prima di un tratto pianeggiante fino a Copacabana. Da una corsa così, lecito immaginarsi un grande vincitore. L’Italia punta tutto su Vincenzo Nibali, che è andato al Tour de France per preparare l’Olimpiade ed è tornato dalla Francia con una condizione in netta crescita. L’azzurro è corridore che si esalta nelle gare importanti, si inventerà qualcosa: può fare la differenza in salita e anche in discesa, ma senza un arrivo in quota per vincere deve staccare tutti. Più facile immaginarlo da podio che da oro. Di certo sarà protagonista, affiancato da Fabio Aru (che però deve smaltire la crisi di fine Tour) e una squadra tutta al suo servizio. In un arrivo in volata di gruppo molto ristretto (3-4 corridori?), i favoriti sono gli scalatori veloci: la Spagna ha i due nomi migliori, Alejandro Valverde (forse l’uomo da battere) e Joaquim Rodriguez; a seguire il belga Van Avermaet, il polacco Kwiatowski, il francese Alaphilippe, il portoghese Rui Costa. Se però il percorso fosse davvero troppo selettivo per gli uomini da classica, occhio a chi ha appena dimostrato di essere il più forte di tutti in salita: Chris Froome, fresco vincitore del suo terzo Tour de France (ma a Rio punterà più sulla cronometro: “Ci penso da sei mesi”, ha detto). La speranza degli avversari è che la forma di chi aveva puntato sulla Grande Boucle sia in calando (lo stesso vale per il francese Bardet, secondo a sorpresa a Parigi). Proprio per problemi di condizione mancheranno invece Alberto Contador e Nairo Quintana. Ma l’assenza di quest’ultimo non indebolisce troppo la Colombia, nazionale temibile con Chaves, Henao, Uran e Pantano.
SPERANZE FRA LE DONNE E SU PISTA – Ovviamente non c’è solo la corsa in linea maschile da seguire. Identica, solo più breve, quella femminile, dove pure l’Italia potrà dire la sua con Elisa Longo-Borghini, già bronzo mondiale a Valkenburg 2012, speranza da podio. Poi ci sono le due cronometro (Nibali farà anche questa, ma più per testare il percorso). La mountain-bike, dove gareggerà il campione del mondo Peter Sagan. E la pista, dove la Gran Bretagna schiererà due stelle della strada come Bradley Wiggins e Mark Cavendish. Mentre l’Italia guarderà soprattutto l’Omnium di Elia Viviani, che dopo essere stato sesto a Londra 2012 stavolta sogna una medaglia. Ma prima di tutti, nel giorno di apertura dei Giochi, la corsa in linea maschile, la salita di Vista Chinesa e quel traguardo da sogno sulla spiaggia di Copacabana. Un percorso unico, per una gara iconica: il ciclismo sarà una delle discipline regine di Rio 2016.