Più di 70 format creati e tutti di successo, una carriera nello spettacolo immensa e piena di soddisfazioni, Renzo Arbore e la sua orchestra italiana, in Puglia fa il sold out. Travolge il pubblico con swing, blues e un ritmo partenopeo da pelle d’oca. Impossibile stare fermi durante il concerto/spettacolo che a Trani su un palco che impalla la Cattedrale diventa pura goduria estetica.
Renzo Arbore non ha età, e lo dimostrano i selfie in rete che non nega mai al popolo che lo adora come appunto simbolo dell’immensità dello spettacolo. Renzo c’era, c’è e ci sarà, e la varietà generazionale del pubblico di Trani presente grazie alla Fondazione Seca che ha organizzato l’evento, lo dimostra: giovani, giovanissimi, e poi adulti, adultissismi, che applaudono, si commuovono, si alzano in piedi per ballare e soprattutto cantano insieme a lui lasciandosi travolgere dalle riletture dei brani classici dell’Italia Buona, quella vera e che lui incontra nel mondo.
Sulla giacca di scena balza alla vista la bandiera italiana che porta sempre con se nell’occhiello. Forse il suo portafortuna dal quale non si stacca mai. È’ appena tornato da Cracovia dove ha tenuto un concerto per i papa boys e fa tappa in Puglia per sentire l’odore del suo mare l’Adriatico. Camicia dai colori felici, non si risparmia ed ha una parola per tutti, c’è anche il signore che gli passa il cellulare per salutare la figlia.
Ci mette un’eternità per salire sul palco, fermato e adorato da tutti come in una processione. Ma quando sale, si capisce che il palco è il suo vascello. Sotto coperta un tecnico giace su un amaca dondolante e sopra i musicisti sono carichi e pronti a veleggiare. Lo dice con fermezza a noi giornalisti” No…la Rai? Oggi in televisione ci sono troppi venditori ed io sono un inventore di televisione e di format”. Si riferisce al fatto che ormai si comprino format dall’estero o si copi e incolli. “Lui è un creatore puro” ci spiega Stefano Remigi, figlio di Memo Remigi, presente alla serata, “questa epoca dove si preferisce tornare a Baudo perché il pubblico Rai è di ultra sessantacinquenni, non è quella giusta per personalità come Arbore, che, il pubblico lo crea, non si adatta al target precotto”.
Ed in effetti dallo spettacolo si capisce che la curiosità in Arbore è indomita, quando sul palco sale un suo amico cantante di colore che canta un ‘O sole mio blues. Il vascello dell’orchestra va e lui sembra avere il controllo di tutto. Il feedback col pubblico poi è totale e impressionante. Dal vascello sembra navigare nella storia della musica e dello spettacolo che ci fanno sentire fieri di essere italiani. Sembra, allo stesso tempo istigare tutti al futuro, navigando con leggerezza, allegria ed esaltando quella felicità dell’essere di cui abbiamo bisogno, proprio in tempi bui come questo.
Sul vascello Renzo Arbore non è il greve Achab, ma piuttosto Ismaele che racconta l’immenso viaggio della vita attraverso la musica sempre viva e coinvolgente. Come un vero signore “ben mantenuto” come ama dire scherzando, entra in empatia con il pubblico che lo segue da sempre chiamandolo per nome come si fa con un amico che si conosce da sempre. Renzo li guarda e saluta tutti dal palco di Trani che mostra il Gargano e profuma di mare. “Sarà indimenticabile”, ci confida salendo sul palco guardando la Cattedrale. Sì, sarà indimenticabile questa grande, immensa luna rossa che ci accompagna e vigila assorta…e che musica sia!