Amiche, non so voi ma io sarei pronta per la menopausa. Abbraccerei questo stato di grazia in assenza di perdite rosse e grumose come la fine di una liaison giunta al capolinea. Sfortunatamente, nonostante quasi trent’anni di produttività, il traguardo è ancora lontano.

Qualche sera fa, nell’apice del secondo giorno di ciclo, sono uscita a mangiare una pizza. Ero preparata, avevo tutto sotto controllo, talmente sotto controllo che ho indossato una gonna di lino bianca. Durante la conversazione a tavola percepivo il piccolo rivolo dal mio interno scorrere florido e implacabile, ma come dicevo poc’anzi… avevo tutto sotto controllo. Dopo essermi alzata per pagare, ho sentito qualcosa di caldo, un’esondazione inaspettata. Una macchia rosso vivo è comparsa a tradimento nel dietro della gonna. Il locale era pieno di clienti, le loro voci inondavano la stanza quasi quanto il sangue la mia gonna. Ero talmente in imbarazzo che mi comportavo come qualcuno che ha intenzione di rubare un Magnum algida dal frigo gelati o è in procinto di scappare dal retro senza pagare. Una piccola delinquente, la bandita della pubblica decenza.

Qualsiasi donna sopra i tredici anni conosce esattamente la sensazione che ho appena descritto, l’ha vissuta anche lei almeno una volta, verosimilmente di più. Quel senso di vergogna, colpa, disagio che sentiamo ogni volta in cui viene svelato il segno della nostra impurità. Sia questo una macchia sul vestito, o sulle lenzuola di un albergo, l’asciugamano nel bagno o la cordicella del tampax fuoriuscita dal costume.

Più tardi quella sera, al riparo tra le mura di casa, dopo essermi sbarazzata delle prove a mio carico, mi sono domandata sul motivo di quella reazione esagerata considerato che il mio corpo, da quel tipo di situazione, ci era già passato almeno altre trecento volte. Da che si ha memoria il ciclo mestruale è stato quasi sempre visto come un evento sudicio, da tenere nascosto, segregare. Fino a pochi decenni fa (ma ancora oggi in molte parti del mondo) le donne col flusso non dovevano toccare le piante, i fiori, lavorare la terra, macellare le bestie, preparare conserve. Il loro male segreto covava un potere magico, deteriorante. Nonostante questo processo sia anche generatore di vita, la relazione tra donne e sangue è ancora tabù.

La buona notizia è che negli ultimi tempi si è acceso un dibattito a livello internazionale in cui i panni sporchi (di sangue) si stanno lavando alla luce del sole. In primis, le mestruazioni sono diventate una questione economicaA giugno New York City ha passato una legge che garantisce l’introduzione di assorbenti gratis nelle scuole pubbliche, nei centri di accoglienza e nei riformatori. L’Illinois e il Mississippi stanno attendendo solo la firma dei rispettivi governatori e altri stati sono sulla stessa scia. Il Canada ha smesso di tassare gli assorbenti già dalla scorsa estate e l’Unione europea ha consentito ai singoli stati di ridurre fino a zero l’iva sugli assorbenti.

Il Kenya, oltre ad eliminarne la tassazione nel 2011, ha stanziato tre milioni di dollari all’anno per la distribuzione di assorbenti gratis nelle scuole delle comunità più povere. E’ infatti dimostrato da anni che l’impossibilità ad usufruire di assorbenti limita la frequenza nelle scuole delle ragazze nei paesi in via di sviluppo. Uno degli obiettivi dovrebbe essere quello di trovare assorbenti nei bagni pubblici con la stessa facilità di un rotolo di carta igienica. Se prodotti per uomini come Viagra, shampoo per la forfora o contro la caduta dei capelli sono considerati beni necessari, è ancora più iniquo che il prodotto delle donne par excellence venga tassato diversamente. Non più tardi di un mese fa ho dovuto pagare 5 euro e 50 per un pacchetto da 14 assorbenti (2 gratis, ah!) in un paesino ligure frequentato da turisti.

Gli scritti di trent’anni fa di Gloria Steinem (fondatrice di Ms.) restano ancora attuali: “Se fossero gli uomini ad avere le mestruazioni, gli assorbenti sarebbero gratis”. E non solo non pagherebbero un centesimo, ma averle diventerebbe oggetto di vanto, di virilità manifesta, pretesto per attenzioni speciali da parte delle donne. 

Uno dei problemi è la percezione sociale con cui vengono viste “le nostre cose”. L’ipocrisia con cui la pubblicità ha trattato l’argomento è ora oggetto di approcci più verosimili da parte di aziende e start-up di nuova costituzione. Queste ultime vogliono stravolgere l’immagine della donna mestruata che volteggia sulla spiaggia vestita di bianco mentre tra le gambe candide perdite blu si posano con levità sul suo assorbente. Anche Instagram ha dovuto fare marcia indietro e reinserire alcune foto, rimosse due volte, di una ragazza che macchiava il letto e i pantaloni.

Fondamentalmente però il nodo centrale e culturale. Irritato dalla domanda della giornalista di Fox News Megyn Kelly, il prossimo candidato alla Casa Bianca Donald Trump l’ha apostrofata dicendo che “sanguinava da qualche parte del suo corpo”. Il battutone ritrito del Tycoon dal volto cangiante è roba vecchia. Quante volte abbiamo sentito un uomo indirizzare una donna con un caustico: “Eh, ha il mestruo”. Perché, si sa, le donne con il mestruo sono macchiette irritabili, in preda a ormoni impazziti. E apparentemente anche gli uomini come Civati, che dopo aver proposto di abbassare l’Iva al 4% sono stati sbeffeggiati in tv e sul web.

thank you @instagram for providing me with the exact response my work was created to critique. you deleted a photo of a woman who is fully covered and menstruating stating that it goes against community guidelines when your guidelines outline that it is nothing but acceptable. the girl is fully clothed. the photo is mine. it is not attacking a certain group. nor is it spam. and because it does not break those guidelines i will repost it again. i will not apologize for not feeding the ego and pride of misogynist society that will have my body in an underwear but not be okay with a small leak. when your pages are filled with countless photos/accounts where women (so many who are underage) are objectified. pornified. and treated less than human. thank you. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀ ⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀ ⠀ ⠀⠀⠀ ⠀ this image is a part of my photoseries project for my visual rhetoric course. you can view the full series at rupikaur.com the photos were shot by myself and @prabhkaur1 (and no. the blood. is not real.) ⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀ ⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀ ⠀ i bleed each month to help make humankind a possibility. my womb is home to the divine. a source of life for our species. whether i choose to create or not. but very few times it is seen that way. in older civilizations this blood was considered holy. in some it still is. but a majority of people. societies. and communities shun this natural process. some are more comfortable with the pornification of women. the sexualization of women. the violence and degradation of women than this. they cannot be bothered to express their disgust about all that. but will be angered and bothered by this. we menstruate and they see it as dirty. attention seeking. sick. a burden. as if this process is less natural than breathing. as if it is not a bridge between this universe and the last. as if this process is not love. labour. life. selfless and strikingly beautiful.

Una foto pubblicata da rupi kaur (@rupikaur_) in data:

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