Musica

Negramaro, ecco perché paragonarli ai Cure mi genera stupore e sano fastidio

Tutto qui accade, traccia numero 7 dell’ultimo album in studio dei Negramaro, La rivoluzione sta arrivando (2015), riserva a un orecchio leggermente più attento e storicamente consapevole del solito una (s)piacevole sorpresa. Il brano, definito in stile Cure dallo stesso suo autore (“ha un po’ un suono Cure” disse a Repubblica.it Giuliano Sangiorgi), ricava infatti dalla storica band di Robert Smith qualcosa di diverso dal semplice “suono”, concetto, tra le altre cose, assai ampio e di non semplicissima individuazione. Per essere ancora più chiari, potremmo dire che, in Tutto qui accade, ad apparentare Cure e Negramaro interviene qualcosa che col suono, con lo stile non ha praticamente nulla a che spartire.

Rivolgendo infatti il nostro sguardo allo storico gruppo dark, autore di piccoli capolavori, tra i tanti altri, come Boys don’t cry, Lullaby e Love song, la band pugliese sembra più che altro aver voluto utilizzare (per non dire scippare a piene mani) uno degli elementi più caratteristici, immediati e riconoscibili di uno dei brani cardine del repertorio dei Cure, ossia, dall’album The Head on the Door del 1985, Close to me. Esistente in tre distinte versioni, Close to me vanta tra le altre cose uno dei videoclip più originali di tutti i tempi, con la band intrappolata nell’armadio sulla scogliera e i vari componenti impegnati a suonare strumenti giocattolo o utensili vari.

Chiunque conosca un po’ il brano sa bene di poter individuarlo, ricordarlo e persino intonarlo a partire da uno degli elementi generalmente meno “in vista” in qualsiasi pezzo musicale, tanto che si tratti di pop music quanto di qualsiasi altro genere o ambito. Mi riferisco all’elemento che più di ogni altro in qualsiasi brano ne sorregge l’intera struttura, fornendo le “basi”, più o meno solide a seconda del/degli autore/i, all’intera impalcatura sonora: il basso. Uno degli elementi più caratteristici di Close to me dei Cure è infatti proprio la sua celebre linea di basso, così originale, inconfondibile e incisiva da portare lo strumento stesso a emergere incontrastato in un ruolo di assoluto protagonismo. Al di là infatti della sinuosa voce di Robert Smith, è proprio la linea di basso a caratterizzare più di ogni altra parte un brano come Close to me, decretando parte cospicua del suo successo.

Ecco spiegato insomma lo stupore, il senso di smarrimento, misto a un pizzico di sano fastidio, quando, ascoltando per puro caso in radio il summenzionato brano dei Negramaro, vi trovo appiccicata dentro la linea di basso di Close to me, una sorta di copia-incollatura, senza senso alcuno, di un elemento tanto legato al suo contesto originale, il brano dei Cure, quanto privato in questa sede, per ovvi motivi, di tutto il suo appeal, di tutta la sua freschezza, di ogni suo motivo d’essere. Cambia, dal brano dei Cure a quello dei Negramaro, praticamente tutto: cambiano gli accordi (le cosiddette armonie), cambia la strumentazione, cambiano, appunto e smentendo Sangiorgi, suono e stile. Ma per quel che concerne la linea di basso non cambia praticamente nulla: il profilo melodico (in questo caso sarebbe più corretto dire “motivico”, ma tant’è) resta praticamente invariato, ma soprattutto non cambia ciò che rende quella linea di basso inconfondibile, inequivocabile, tanto caratterizzante il noto brano dei Cure da spingere Sangiorgi a mettere le mani avanti, affermando che Tutto qui accade “ha un po’ un suono Cure” (nessun suono, nessuno stile, nessuna influenza, nessuna rielaborazione cosciente e consapevole di sonorità altrui, niente di niente, solo quella che ha tutte le sembianze d’essere una semplice copia-incollatura e nulla più).

Insomma, ciò che drammaticamente non cambia affatto sono, soprattutto e innanzitutto, le prime tre note del basso di Close to me, quelle tre notine, la cui seconda in levare, che dove le metti metti non possono che significare una sola cosa: Close to me. Questo anche perché l’agogica (la velocità del pezzo) è pressapoco identica, e non solo: persino le note del basso che succedono le prime tre rispettano la medesima struttura ritmico-motivica dell’originale, presentandosi all’orecchio di chi ascolta come pronunciando le seguenti parole: “Ciao, mi riconosci? Sono il basso di Close to me: che diamine ci faccio qui?”.

Dunque, per dirla senza troppi peli sulla lingua, Tutto qui accade non è per nulla al mondo un brano dal “suono Cure”, ma molto più semplicemente un brano che dei Cure ha preso, debitamente o meno, una linea di basso tanto importante da destare più di qualche perplessità o una semplice, perentoria domanda: perché? Non sarebbe stato meglio annunciare fin da principio, con grande chiarezza, semplicità e trasparenza: “Tutto qui accade ha il basso di Close to me dei Cure: ci abbiamo costruito sopra un pezzo nuovo”?. In fondo, che c’è di male? Basta dirlo.