Il provvedimento contro la povertà varato dal governo Renzi nella scorsa legge di Stabilità e il conseguente disegno di legge delega approvato lo scorso 16 luglio dalla Camera che passa ora all’esame del Senato, è una prima risposta al ritardo con cui il nostro paese affronta il tema dell’esclusione sociale. Nonostante, infatti, gli ultimi dati Istat stimino che le persone in condizione di povertà assoluta siano 4,6 milioni (il numero più alto dal 2005 ad oggi), l’Italia è insieme alla Grecia l’unico stato europeo privo di una misura strutturale di lotta alla povertà.

L’aspetto più preoccupante degli ultimi dati Istat è l’allargamento della forbice della povertà assoluta e relativa che arriva a colpire anche nuclei familiari con lavoratori: non esistono più categorie o luoghi più svantaggiati di altri, ma la povertà è diventata trasversale alle aree geografiche, alle generazioni, alle tipologie familiari, alle nazionalità e finanche alla condizione occupazionale.

Il tentativo di riportare il nostro Paese in linea con l’Europa segna sicuramente un importante passo in avanti verso l’adozione di una specifica misura nazionale, denominata Reddito di Inclusione, rivolta a tutte le persone in povertà assoluta, impossibilitate, cioè, a disporre dell’insieme dei beni e dei servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso. Tuttavia, il ritardo maturato dall’Italia è tale che il percorso da compiere è ancora lungo.

In particolare sono tre gli aspetti sui quali dovranno concentrarsi gli sforzi del governo e della politica. Innanzitutto, rendere la misura universale, estendendola a tutti i poveri. Attualmente, infatti, tanto Reddito di Inclusione quanto il SIA (Sostegno per l’Inclusione Attiva) – la misura “ponte” prevista fino alla conclusione dell’iter parlamentare e del successivo percorso attuativo della misura –hanno un carattere di categorialità, rivolgendosi esclusivamente a tipologie di soggetti ben definite: a nuclei familiari con figli minori o con presenza di disabili e a donne in stato di gravidanza accertata il SIA, mentre il Reddito di Inclusione è stato esteso anche alle persone con più di 55 anni in stato di disoccupazione.

Va da sé che l’allargamento della misura a tutte le persone in povertà assoluta è strettamente connesso all’entità delle risorse assegnate: i 750 milioni destinati al SIA per il 2016 (comprensivi delle risorse già stanziate e non spese negli anni precedenti) e 1 miliardo annuo previsto dalla Legge di Stabilità per il Reddito di Inclusione sono insufficienti per rendere la misura universale. E siamo al secondo nodo critico: se si vuole dare una risposta a tutti i poveri e avviare un piano organico di lotta alla povertà, governo e Parlamento, già dalla prossima legge di Stabilità, dovrebbero prevedere un sensibile aumento delle risorse sul Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, nell’ottica di un incremento graduale dei finanziamenti.

Terzo, il SIA e la delega prevedono, quali parti integranti del piano di lotta alla povertà di cui si sta dotando il Paese, tutta una serie di servizi e di infrastrutture del welfare locale necessari a realizzare i percorsi di reinserimento socio-lavorativo dei nuclei familiari destinatari delle misure. Per evitare che la misura abbia solo un carattere assistenziale, senza quindi favorire l’uscita dei beneficiari da una condizione d’indigenza, è prioritario sostenere con risorse strutturali gli enti locali – ad iniziare dai Comuni – nella creazione di un’adeguata rete di servizi per la presa in carico e l’avviamento di progetti personalizzati di attivazione sociale e lavorativa. Stando attenti in ciò a ridurre quanto più è possibile i differenziali territoriali. In caso contrario, l’inclusione sociale rimarrà solo sulla carta e anche le prestazioni varate, se non saranno abbinate a servizi e strumenti adeguati, rischiano di limitarsi ad un mero trasferimento monetario.

Infine, è importante sottolineare il ruolo centrale svolto dall’Alleanza contro la Povertà in Italia sia nella proposta di una misura dettagliata di contrasto alla povertà (il Reis – Reddito d’inclusione sociale) sia nel percorso parlamentare del disegno di legge delega che ha introdotto il Reddito d’inclusione. L’Alleanza contro la Povertà in Italia è un organismo della società civile, non partitico, che raccoglie 35 organizzazioni tra realtà associative, rappresentanze dei comuni e delle regioni e sindacati.

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