A metà fra lo scafandro e la palandrana, l'indumento prodotto in Giappone viene consigliato agli atleti da alcuni siti sportivi statunitensi. Ma la psicosi per gli insetti ha contagiato vari team che hanno adottato i rimedi più svariati: dalle zanzariere cinesi alle camice a maniche lunghe dei sudcoreani
Lo scafandro e la zanzara. Tra le camere d’albergo e il villaggio olimpico degli atleti di Rio 2016 si sta consumando l’ultima paura mondiale. Nessun attentato terroristico, e nemmeno uno zelante giudice delle controanalisi intento a rilevare vagonate di doping. La strizza autentica delle notti magiche brasiliane ha un solo nome: Zika, la zanzara malefica – aedes aegypti – che con una puntura solo sul mignolo può infettare qualunque atleta, senza distinzione di provenienza, preparazione o talento, che dovrà gareggiare tra gli 11mila presenti.
Ecco allora arrivare dal Giappone un indumento che fa al caso sia dei sollevatori del peso come delle tiratrici di fioretto. Si tratta di uno scafandro da palombaro prodotto dall’azienda giapponese Bibi Lab, utile ad ogni ora del giorno passata lontano dai campi di gara e non solo. Un enorme vestito in rete dalla testa ai piedi, comprese le mani, che ricorda le palandrane degli apicoltori. Tre le taglie disponibili, in colore azzurro, bianco e rosa, con cui avvolgere i corpi atletici pronti a tendersi verso la medaglia d’oro.
Il suggerimento trovato su alcuni siti web sportivi statunitensi non deve sembrare così strampalato. Alcuni giorni fa, in attesa del via alle Olimpiadi il reporter di ESPN, Darren Rovell, aveva scovato online un tweet con foto della ginnasta cinese Mao Yi, tutta intenta a mostrarsi felice e sorridente sotto una bella zanzariera fucsia che andava a coprire il letto fin sotto il materasso. Non parliamo mica di quegli svolazzanti lenzuoletti anteguerra che si vedono nei film d’avventura sull’Africa. No, la cupoletta di protezione eretta dalla minuta sedicenne aveva una forma di tenda da campeggio di colore chiaro e sostanzialmente trasparente. Segno evidente di un malcelato timore rispetto ad un virus che può infettare direttamente l’uomo, come il feto di donne incinta.
Ma attenzione, Mao Yi non è l’unica atleta ad aver preso serie precauzioni antiZika. Alcuni siti web asiatici segnalano che l’intero team olimpionico sudcoreano si è dotato di giacche e camicie a maniche lunghe, nonostante il caldo brasiliano, che al loro interno hanno già in dotazione un sistema spray anti aedes aegypti. Anche un buon numero di componenti del team dell’Australia aveva portato con sé queste camicione a maniche lunghe da parata con spray antizanzare incorporato, ma anche qui qualche furbo brasiliano che ha che fare ogni giorno con il nefasto insetto, deve essersi improvvisato finto vigile del fuoco tanto che alcuni atleti australiani hanno seguito le indicazioni per un’evacuazione antincendio uscendo di corsa dalle proprie stanze del villaggio olimpico, e una volta rientrati hanno visto fuggire i fantomatici vigili del fuoco con addosso i loro indumenti contro le zanzare.
I golfisti Jason Day, Dustin Johnson, Jordan Spieth e Rory McIlroy hanno comunicato da tempo di non partecipare a Rio 2016 proprio per il timore di contrarre il virus dagli insettacci brasiliani. Stessa decisione è stata presa dai tennisti Milos Raonic e Tomas Berdych, come dalle tenniste Simona Halep e Karolina Pliskova. Insomma la zanzara che pizzicandoti può trasmetterti lo Zika fa paura e lo scafandro della Bibi Lab potrebbe diventare utile per tutti quelli che pur già arrivati a Rio, qualche indecisione ce l’hanno ancora.
L’importante è che, come segnalano nelle istruzioni di vendita online, l’enorme zanzariera da infilarsi addosso che ha dei forellini da un millimetro di larghezza, mentre le aedes aegypti misurano tra i due e i cinque millimetri, venga irrorato di spray antizanzare.