Le due azzurre si mettono al collo una medaglia che corona un percorso straordinario. Campionati italiani a decine, titoli europei in serie, i Mondiali nel 2015 . E adesso anche ai Giochi, dove riportano l’Italia su un podio olimpico nei tuffi 36 anni dopo l’ultima volta
La gioia più grande arriva a carriera quasi finita, quando forse neppure loro se l’aspettavano più. A 31 anni suonati, alla quinta Olimpiade, dopo la doppia medaglia di legno di Londra 2012, Tania Cagnotto sale finalmente sul podio olimpico di Rio de Janeiro 2016. Lo fa tuffandosi con la compagna di una vita, Francesca Dellapè, con cui aveva condiviso la grande delusione di quattro anni fa che l’aveva fatta meditare persino il ritiro.
Le due azzurre si mettono al collo una medaglia d’argento che corona un percorso straordinario. Campionati italiani a decine, titoli europei in serie (le otto ultime edizioni consecutive), i Mondiali nel 2015 . E adesso anche ai Giochi, dove riportano l’Italia su un podio olimpico nei tuffi 36 anni dopo l’ultima volta: Mosca 1980, Giorgio Cagnotto bronzo dai tre metri. Da Cagnotto a Cagnotto, di padre in figlia, sempre dallo stesso trampolino: la tradizione continua. E non è ancora finita: Tania si tufferà ancora da sola, per un’altra medaglia individuale che a questo punto non è certo impossibile.
Cagnotto-Dellapè chiudono seconde nel trampolino sincro dai tre metri con 313,83. Alle spalle delle cinesi Shi Tingmao e Wu Minxia, due extraterrestri, praticamente irraggiungibili (345,60). Davanti anche all’Australia (299,19), che all’ultimo beffano le più accreditate canadesi Jennifer Abel e Pamela Ware.
Una gara solida, iniziata con convinzione e concentrazione nonostante le difficoltà metereologiche di un’arena senza copertura. Con una piccola incertezza al quarto tuffo, che ha fatto tremare solo per un attimo, perché non sfruttata veramente dalle avversarie. E poi la liberazione dopo l’ultimo salto, un doppio e mezzo mortale carpiato quasi perfetto. Che vale un argento olimpico, cancella la delusione del 2012, ripaga di tutto. Le azzurre si abbracciano già in acqua, prima del punteggio, prima dei tuffi delle rivali, della classifica definitiva e dell’esultanza finale. Le lacrime di Rio sono le stesse di Londra. Ma stavolta di gioia.
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