Qualche settimana fa abbiamo appreso, con discreta sorpresa, dell’iniziativa di due dirigenti di scuola toscani, i quali hanno chiesto ai docenti che intendevano candidarsi per i posti d’insegnamento disponibili nelle scuole da loro gestite, oltre al solito cartaceo, un video di 2 minuti con “ripresa a figura intera”. Le polemiche non sono mancate, anche perché la legge numero 107, la cosiddetta “buona scuola”, non fa riferimento né a video di presentazione né ai colloqui in diretta via web (altro aspetto del bando).
Abbiamo evitato di buttarci subito nella mischia, non volevamo accettare l’idea di uno scivolone così clamoroso, abbiamo atteso, sperando si potesse trattare di un’iniziativa di due innovatori, che forse ci avrebbero introdotto a qualcosa di veramente nuovo e all’avanguardia. L’unico modo per saperlo era attendere che qualcuno di loro parlasse. “E’ giusto avere una visione globale della persona con un video a figura intera, poi il mezzobusto oggi non si vede neanche più in tv […] (Gli insegnanti) Non devono pensare se sono belli o brutti esteticamente, ma devono pensare di utilizzare il video per fare didattica”. Alessandro Giorni, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Pier Cironi di Prato, risponde così all’Espresso.
I nostri sospetti erano fondati, è nostro dovere andare oltre la polemica. Il prof. Giorni ha di sicuro frequentato corsi di linguaggi del cinema e della televisione e si è trovato di fronte ai classici esercizi di scrittura tipo “realizza un video di 2 minuti di 6 inquadrature tutte con tagli l’uno diverso dall’altro”. Ci convinciamo subito che il suo scopo sia quello di verificare la capacità digitali dei candidati e che il suo vero interesse è di creare uno staff di conoscitori dei linguaggi multimediali, perché, da convinto sostenitore della buona scuola, vuole davvero rendere il curriculum formativo il più aggiornato possibile.
Quando tutto sembrava chiaro ai nostri occhi, quando anche l’opzione del pre-colloquio via Skype cominciava a sembrarci sensata (soprattutto per chi si candida da altre regioni), confrontandoci e ragionando sugli elementi che avevamo, la faccenda si è complicata. Utilizzare un video curriculum per fare didattica? E questa ossessione per la figura intera? Rileggendo il bando da lui diramato, “il candidato/la candidata si presenta e illustra in sintesi le motivazioni della candidatura“, non riusciamo a trovare tracce di didattica.
Negli anni abbiamo appreso e sperimentato vari modi di fare didattica coi video: far vedere agli alunni un documentario sul movimento femminista; girare con la classe uno spot che desse un messaggio sociale, tipo l’improprio utilizzo del corpo in Tv e pubblicità; oppure fare l’analisi testuale di un corto che smonti l’idea che l’immagine personale sia la base del successo nella vita.
Siamo entrati in crisi dal punto di vista professionale, come si fa didattica con un video a figura intera (probabilmente senza tagli e girato nella maggior parte dei casi col cellulare) il cui scopo, cosa più importante, è candidarsi ad un posto di lavoro? Mi sa che dobbiamo rassegnarci, ci manca uno dei requisiti fondamentali per l’accesso al posto di lavoro, la comprensione del bando. O non dovevamo farci troppe domande e semplicemente candidarci?