Un altro tonfo in quell’acqua che le ha regalato tutto in una carriera straordinaria, fatta di grandi alti e grandi bassi. Ma stavolta per Federica Pellegrini non sarà facile rialzarsi come ha sempre fatto in passato. Come a Pechino 2008, dopo la crisi nei 400 stile che l’aveva privata di una medaglia d’oro quasi certa. O come dopo Londra 2012, quando era riuscita a tornare subito ad alti livelli, ad arrivare di nuovo all’argento mondiale, a guadagnarsi ancora una finale olimpica da favorita. Dove però è finita solo quarta, fuori dal podio, nella sua Olimpiade da portabandiera. Potrebbe essere stata l’ultima grande occasione. Almeno ai Giochi.
“Forse è tempo di cambiare vita”, è il commento amaro di chi sa di essere forse arrivata al capolinea olimpico. A 28 anni potrebbe avere davanti un’altra Olimpiade, ma difficilmente da protagonista: a Tokyo 2020 avrà 32 anni, tanti per una nuotatrice, troppi per puntare ancora al podio. In realtà, proprio le sue parole sono forse l’unica nota incoraggiante della vicenda: praticamente le stesse di quattro anni fa. Anche dopo il deludente quinto posto di Londra aveva annunciato intenzioni di ritiro, o quantomeno di pausa di riflessione: “Ho bisogno di staccare. Poi vedremo se avrò ancora voglia di nuotare”. Le tornò quasi subito: dopo sei mesi era di nuovo in vasca a dilettarsi con il dorso, specialità inedita per lei; dopo un anno era ancora seconda ai Mondiali di Barcellona 2013.
Lì è cominciata la seconda resurrezione della “Divina”, che l’ha portata ai Giochi di Rio 2016 da portabandiera, passando per l’altro argento mondiale di Kazan 2015. La prima c’era già stata alle Olimpiadi 2008, per diventare l’unica olimpionica nella storia del nuoto azzurro. Perché Federica Pellegrini è stata sempre una campionessa non banale: a cui venivano naturali cose straordinarie, ma anche capace di perdersi in un bicchiere (anzi, in una vasca) d’acqua. Come nei 400 stile libero di Pechino 2008: dove arrivò in finale frantumando il record olimpico e concluse solo quinta, paralizzata dalle sue paure. Salvo poi fare pochi minuti dopo il primato mondiale nei 200 stile, e andarsi a prendere quell’oro storico il giorno successivo. Il rapporto con la distanza più lunga è spesso stato tormentato: agli Assoluti di Riccione 2009 si ritirò subito prima della finale per una crisi di panico. Poi aveva rivinto trionfando ai Mondiali 2009 e 2011 (unica nuotatrice ad aver mai realizzato due volte consecutivamente la doppietta iridata; uno dei tanti primati da lei stabiliti). Ma quei fantasmi un po’ le sono rimasti dentro. Tanto è vero che da qualche anno aveva deciso di rifugiarsi quasi esclusivamente nei 200.
Anche per questo la sconfitta di Rio fa molto male. Perché arrivata nella sua gara, quella in cui ancora detiene il record del mondo. E in una gara in cui almeno il bronzo era ampiamente alla sua portata. Come a Londra 2012. E perché potrebbe non esserci rivincita. “Fa così male questo momento. È un dolore di una che sa cos’ha fatto quest’anno, la determinazione che ci ha messo, il mazzo che si è fatta, i pianti per i dolori e per la fatica”, ha scritto sul suo profilo Instagram. “Oggi qualcuno ci ha presentato un conto troppo salato da accettare”. Più difficili da interpretare le sue parole sulle ragioni della sconfitta: afferma di essersi sentita “benissimo in acqua nelle qualificazioni”, quindi non sembra un problema di condizione. Ma poi aggiunge di voler “prendere a cazzotti il prossimo che dice che ho perso la gara di testa”. Problema fisico o mentale, poco cambia. Il rimpianto resta perché potranno esserci altri Mondiali, sicuramente ci saranno altri Europei, ma la storia di Federica Pellegrini con i Giochi rischia di essersi chiusa così. Ci sarebbe ancora la staffetta 4×200, ma meglio non farsi illusioni. “Forse è tempo di cambiare vita”, conclude lei. “O forse no”. E per la campionessa delle grandi sconfitte e delle grandi rinascite, non si sa se suona più come una resa o una promessa di riscatto. È già risorta una, due, tre volte nella sua carriera: magari lo farà ancora. Ma stavolta sarà più difficile.
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