I successi degli atleti italiani ai Giochi brasiliani non sono casuali, la Federazione ha investito su giovani e strutture, creando una “cantera” dove far crescere i migliori talenti del Paese. Lo avevano chiamato “Progetto Tokyo 2020”: i risultati sono arrivati con quattro anni d’anticipo
Fijilkam: segnatevi questo strano acronimo, quasi impronunciabile. Significa Federazione Italiana Judo Lotta Karate e Arti Marziali e potrebbe diventare la Federazione italiana più vincente alle Olimpiadi. Vincente lo è già ora: i Giochi di Rio de Janeiro 2016 verranno ricordati soprattutto come l’edizione di Fabio Basile, con cui il judo è entrato nella storia dello sport italiano firmando l’oro numero 200 alle Olimpiadi. Ma è arrivato anche l’argento di un’altra giovanissima come Odette Giuffrida. E la terza medaglia di Matteo Marconcini è sfumata solo nello spareggio per il bronzo. Nonostante questa piccola delusione finale, è un’edizione straordinaria per la Federazione azzurra, seconda nel medagliere di specialità dietro alla potenza russa e davanti ai maestri del Giappone. E il futuro potrebbe essere ancora più roseo: questi successi non sono frutto del caso, ma dalla programmazione e dal lavoro; la Federazione ha investito su giovani e strutture, ha creato una “cantera” dove far crescere i migliori talenti del Paese. Lo avevano chiamato “Progetto Tokyo 2020”: i risultati sono arrivati con quattro anni d’anticipo. E in Giappone il conto delle medaglie potrebbe addirittura raddoppiare, con la piena maturazione di questi ragazzi e l’ingresso fra le specialità olimpiche del karate, altra disciplina di eccellenza azzurra.
LA CRISI DEL 2012 – Il “Progetto Tokyo 2020” nasce come bozza nel 2013, sotto la gestione dello storico ex presidente Matteo Pellicone, morto tre anni fa; e poi viene avviato ufficialmente ad inizio 2015 sotto il mandato del nuovo numero uno Domenico Falcone. Il judo ha sempre rappresentato uno sport importante per l’Italia ai Giochi: va a podio da 11 edizioni consecutive (da Montreal 1976). Ma dopo l’exploit di Sidney 2000, con lo storico oro di Pino Maddaloni e ben quattro medaglie conquistate, qualcosa si era incrinato. Solo un podio per edizione nel 2004, 2008 e 2012. In particolare dopo Londra (appena un bronzo di Rosalba Forciniti) c’era stato l’addio di tanti leader del gruppo e un importante ricambio generazionale. “C’era bisogno di dare nuova linfa alla nazionale”, spiegano dalla Federazione.
LA “CANTERA” FEDERALE – Così i dirigenti hanno deciso di investire sui giovani. Neanche troppi soldi, “perché non ci vogliono cifre folli per fare buone cose nello sport”. Tra gli 80 e i 100mila euro all’anno, con una sovvenzione al 50% da parte del Coni. Nella struttura di Ostia intitolata allo scomparso Pellicone viene creata una vera e propria accademia per i migliori talenti cadetti e juniores del Paese: i ragazzi più promettenti dai 15 ai 19 anni vengono selezionati in base ai risultati e anche ai profili caratteriali e portati all’interno del centro. Qui vivono (per un certo periodo dell’anno) e si allenano con tecniche scientifiche all’avanguardia e programmi specifici, calibrati individualmente a livello fisico vista la delicata fase di sviluppo. Vengono monitorati e seguiti da vicino dal direttore tecnico Kioshi Murakami, giapponese, arrivato in Italia dopo essere stato per due decenni alla guida della nazionale francese. Crescono come uomini e come atleti. E magari diventano campioni.
BASILE, GIUFFRIDA E GLI ALTRI – È successo ad esempio per Fabio Basile, il volto più bello e rappresentativo dell’Italia ai Giochi di Rio. Olimpionico a 21 anni nei 66 kg, ma non un caso isolato. C’è anche l’argento di Odette Giuffrida nei 52 kg, altra classe 1994. Matteo Marconcini, più grande di loro, ha sfiorato il bronzo negli 81 kg. Senza dimenticare le belle prestazione di Elios Manzi (anche lui appena 20enne) e Edwige Gwend (una delle veterane del gruppo, già presente a Londra 2012, a Rio eliminata solo dalla n. 1 al mondo Trstenjak). È il trionfo di una nazionale giovane, pensata per i Giochi del 2020 e già pronta per quelli di Rio grazie al lavoro e ovviamente alla classe cristallina di questi ragazzi. “Quando Basile è stato presentato a Murakami – raccontano in Federazione –, il direttore ha cominciato a parlargli di Tokyo. Lui lo ha interrotto, dicendo che puntava a quelli in Brasile”. Il tatami gli ha dato ragione.
OBIETTIVO TOKYO – Ora che l’obiettivo è già stato centrato con quattro anni di anticipo sulla tabella di marcia, è lecito sognare in grande per le prossime Olimpiadi. Nel judo Basile difenderà l’oro di Rio, Giuffrida e Manzi saranno nel pieno della maturità; e dietro di loro crescono nuovi talenti come Manuel Lombardo, vice-campione italiano nei 66 kg a 17 anni, o Antonio Esposito, altro classe ’94, miglior amico di Basile (gli ha fatto da sparring partner a Rio) e già iridato juniores. Poi dall’anno prossimo entreranno nel “Progetto Tokyo 2020” anche la lotta, per avere prodotti federali da affiancare alla stella Frank Chamizo, naturalizzato cubano medaglia quasi certa qui a Rio. E il karate, che il Giappone ha scelto come prossima disciplina olimpica facendoci un grande favore. “Al momento in questo sport siamo già fra le prime tre potenze mondiali”. Così se a Rio 2016 le medaglie alla fine dovrebbero essere 2-3, a Tokyo 2020 potrebbero diventare addirittura 7-8. La Fijilkam punta a superare la scherma e diventare la Federazione olimpica più vincente d’Italia. Grazie ai suoi giovani di talento.
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