Un miliardo è troppo poco per Peppa Pig. La società canadese Entertainment One, proprietaria del brand del famoso cartoon ha rifiutato un offerta di acquisizione da 236 pence ad azione – 1,01 miliardi di sterline – arrivata dall’azienda televisiva britannica Itv. “Il cda di eOne ha esaminato la proposta e l’ha rifiutata all’unanimità, sulla base del fatto che sottostima la compagnia e le sue prospettive”, riporta Reuters.
La società con base a Toronto ha fatto sapere che i soli diritti della sua “library” sono stati valutati per una cifra superiore al miliardo l’anno scorso e comprende oltre 40.000 titoli di film e televisione, 4.500 ore di programmazione televisiva e 45.000 brani musicali. Inoltre l’anno scorso sono stati acquisiti i diritti di licenza europea per il film DreamWorks Studios BFG diretto da Steven Spielberg.
Itv è la più grossa emittente privata di contenuti non criptati del Regno Unito. Da anni porta avanti una campagna di acquisizione di altre case di produzione, tra cui il 51% di The Mark Gordon Company, il produttore della serie Grey’s Anatomy e di film come Steve Jobs e Salvate il soldato Ryan. L’attuale obiettivo è quello di incorporare soprattutto produttori di commedie e reality show, per cercare di ridurre la dipendenza dalla raccolta pubblicitaria. Comprare l’azienda canadese permetterebbe di ampliare la produzione diretta di contenuti televisivi, soprattutto per la famiglia, così come amplierebbe la capacità di distribuzione internazionale dei film.
L’offerta di 236 pence per azione in contanti comportava un aumento del 19% sul prezzo di chiusura di eOne registrato martedì alla Borsa di Londra. Ma i canadesi hanno alzato il loro target di prezzo a 245 pence per azione, in base alle loro stime di crescita per gli utili di base, previsti nell’anno che avrà termine a marzo 2017: 152,6 milioni di sterline rispetto ai 129,1 milioni dell’anno scorso.
Tuttavia, secondo un report di Investec pubblicato lo scorso mese, eOne appare solo relativamente attraente sul mercato, poiché l’80% delle sue vendite avvengono al di fuori della Gran Bretagna e il calo del valore della sterlina, dopo Brexit, crea serie preoccupazioni.