C’è un altro Abagnale sul podio olimpico. Si chiama Giovanni e si scrive con una sola “b”, non è parente della dinastia degli Abbagnale che ha scritto la storia del canottaggio. Ma la suggestione è troppo forte per passare inosservata. Anche perché lui, insieme a Marco Di Costanzo, salva un po’ la spedizione azzurra ai Giochi di Rio de Janeiro 2016, con un bronzo insperato in un pomeriggio che avrebbe potuto regalare più soddisfazioni e invece ci riserva l’amarezza di due quarti posti.
Il bronzo nel due senza di Giovanni Abagnale e Marco di Costanzo, 24 anni e 21 anni, è un piccolo miracolo sportivo. Perché nella categoria l’Italia non era mai andata a podio nell’era moderna (l’unico terzo posto è datato a Londra 1948), e veniva dalla delusione del quarto posto di Londra 2012. E perché la coppia azzurra, giovane e all’esordio olimpico, è nata un mese fa dall’emergenza: dopo la squalifica per doping di Niccolò Mornati (fratello del vicesegretario del Coni, Carlo, che aveva portato l’imbarcazione ai Giochi), i tecnici sono stati costretti a reinventarsi l’imbarcazione alla vigilia. Hanno puntato su Abagnale, che non si era qualificato con l’otto; e soprattutto hanno deciso di retrocedere Di Costanzo dal quattro senza campione del mondo. Una scelta azzardata per avere due barche competitive, che rischiava di minare le ambizioni di podio della miglior imbarcazione azzurra. Ma la scommessa si è rivelata vincente: il 2 senza azzurro si è andato a prendere uno storico bronzo con il tempo di 7’04’’52, alle spalle degli alieni neozelandesi Bond-Murray (imbattuti da 69 regate internazionali, non perdono dal 2009) e del Sudafrica.
Poi purtroppo sono arrivate le delusioni delle due barche più accreditate. Romano Battisti, già argento a Londra 2012, e Francesco Fossi solo quarti nel due di coppia, partito con ambizioni e mai realmente in corso con la Norvegia per il terzo posto. Fuori dal podio anche il quattro senza pesi leggeri di Pietro Ruta, Stefano Oppo, Martino Goretti, Livio La Padula. In attesa del quattro senza campione del mondo, che potrebbe cambiare radicalmente il bilancio finale o solo accrescere i rimpianti, il canottaggio azzurro centra l’obiettivo minimo di una medaglia, lo stesso risultato di Londra 2012 e Pechino 2008 (allora però furono argent). Un risultato discreto per uno sport che in Italia significa ancora tanto: le generazioni del passato evocano ancora grandi ricordi, sono entrate nei vertici delle istituzioni azzurre (Giuseppe Abbagnale è presidente federale, Carlo Mornati vicesegretario del Coni). Ma i trionfi del passato restano lontani: un oro azzurro nel canottaggio manca ormai da Sydney 2000.