La comunicazione del governo sul livello di rischio arriva in piena stagione estiva. "Noi facciamo il possibile, ma se ti metti a controllare migliaia di persone, bagagli e auto senza adeguamenti strutturali, non passa nessuno". Le verifiche del Fatto.it ai porti di Savona, Genova, Olbia e Civitavecchia. E le impressioni dei turisti agli imbarchi. C'è attenzione sulle navi da e per zone a rischio, ma il problema sono i traghetti
“Controlli nei porti a un passeggero su due”. Il 10 agosto, in piena stagione estiva, il Governo ha portato a due (su tre) il livello di allerta nei porti italiani. Ma i controlli ai passeggeri finora sembrano quasi inesistenti. Come ha verificato lo stesso giorno Ilfattoquotidiano.it. Mentre i dirigenti dei porti e gli agenti di polizia aggiungono: “Non si può alzare l’allerta a Ferragosto. È troppo tardi. Non possiamo farci quasi niente. Il rischio era noto da mesi, da anni”.
Sono le 17 di giovedì quando sulle banchine del porto di Genova si contano migliaia di auto. Arrivano i traghetti dalla Sicilia, partono quelli per la Sardegna. Poi la Tunisia. Un groviglio, uno sciamare di passeggeri. Scusi, ma lei è stato controllato a Palermo e a Genova? “Io sono partito dalla Liguria un paio di settimane fa con l’auto al seguito, ma non mi hanno guardato niente. Né zaino, né auto, avrei potuto portare qualsiasi cosa”, racconta Giuseppina Martinoli, studentessa. Sorride guardando il barbone nero del suo fidanzato: “E dire che lui potrebbe sembrare arabo. Ma niente. Neanche al ritorno”. Non è un caso isolato. Nessuno dei viaggiatori intervistati racconta di avere subito controlli. Differenze rispetto agli anni passati? “Gli addetti del porto hanno verificato la corrispondenza del documento al nome sul biglietto”.
Non va meglio a Savona – come ha riferito anche il sito di informazione Ninin – dove forse ci sarebbe perfino qualche motivo di cautela in più: siamo a poche decine di chilometri dal confine con la Francia, da qui partono le navi per la Corsica con tanti passeggeri francesi a bordo: “Ci sono i soliti controlli ai varchi, molto leggeri. Ti guardano i documenti”, si lascia scappare un dipendente del porto che chiede di non essere citato. Verifiche al bagaglio, all’automobile? “Non ne abbiamo mai viste”. Difficoltà anche a Olbia: “Qui la polizia di frontiera conta meno di cinquanta uomini, ma vanno quasi tutti all’aeroporto. In porto – dove d’estate arrivano decine di traghetti al giorno da Napoli, Civitavecchia e tutto il nord del Tirreno – arriviamo ad avere tre persone. Ci sono turni che rischiano di essere scoperti”, racconta un agente. Promossa Civitavecchia: “Stavo partendo e mi hanno fermata. Una guardia giurata mi ha fatto un controllo a campione con il naso elettronico per verificare la presenza di esplosivo. Ho perso tempo, ma mi ha fatto piacere”, racconta Elisa Boncinelli, professoressa romana in partenza per Olbia.
Eppure l’allarme per i traghetti non è storia nuova: “Da sempre ci sono controlli agli aerei. Adesso, giustamente, anche ai treni. I traghetti sono molto delicati perché i passeggeri potrebbero portarsi in auto qualsiasi cosa. E poi ci sono gli zaini che puoi anche tenere in cabina”, racconta un agente della polizia di frontiera del porto di Genova. Aggiunge: “Noi facciamo il possibile. Ci sono dei nostri uomini che assistono agli arrivi, ma finora è stato difficile fare di più. Scrivetelo, è utile che si sappia. Bisogna affrontare la questione. Subito”. Certo, in porto non può entrare chiunque. L’area è recintata, senza un titolo di viaggio non dovresti passare. Ma procurarsi un biglietto non è impossibile.
Perché qui si parla di quaranta milioni di passeggeri ogni anno (bisogna contare anche le navi che imbarcano soprattutto camion, magari con container). Un traghetto di grandi dimensioni, come quelli che salpano a raffica dai porti di Genova, Civitavecchia, Olbia e Palermo porta fino a 2.900 passeggeri e mille auto. Le navi più comuni, di stazza media, arrivano comunque a 2.000 viaggiatori e seicento auto. “Servono più uomini”, aggiunge l’agente genovese, “ma anche interventi strutturali ai porti, perché se controlliamo davvero i passeggeri rischia di bloccarsi tutto. Difficile se te ne accorgi il 10 agosto”. C’è poi da capire se le compagnie di navigazione abbiano adottato misure di sicurezza per conto proprio. Visto che le emergenze, inutile nasconderselo, potrebbero verificarsi durante la navigazione, a decine di chilometri dalla costa e magari in acque internazionali. “Sono informazioni riservate per ragioni di sicurezza dei passeggeri”, risponde Tirrenia.
Diverso il discorso dei traghetti che provengono da zone a rischio. Qui, oltre agli attentati, c’è il rischio dell’ingresso di estremisti e terroristi. E in questo caso, come ha verificato il Fatto, le misure sono state prese da tempo. Come sulla linea che da Bari raggiunge il Montenegro: “Alla partenza dalla Puglia – racconta Goran Bledic, operaio di Podgorica che tornava a casa per le vacanze – mi hanno controllato solo il passaporto. Ma al ritorno sono stato sottoposto a verifiche molto attente. Anche con gli scanner, come in aeroporto”.
A Genova attracca invece il traghetto dalla Tunisia. Una nave da mesi tenuta sotto osservazione: “Sì, alla partenza da Tunisi mi hanno controllato la macchina e il bagaglio”, assicura Habib Marzouki appena sbarcato. Poi ci sarebbero le navi da crociera: 11,4 milioni di passeggeri previsti nel 2016 nei porti italiani (+2,7% rispetto al 2015) con 5.063 toccate nave (+3,7%). Ma qui è più facile: i passeggeri non hanno l’auto. E comunque, come ha verificato il Fatto, i controlli di chi si imbarca si avvicinano al cento per cento. Spesso con la verifica capillare dei bagagli.
Che misure sono state prese dai porti? “Dire che non ci sono controlli sarebbe ingeneroso. Oggi chiunque entri in porto deve presentare i documenti”, raccontano ufficiosamente dirigenti del porto di Genova. Ma i bagagli? “Finora i controlli erano solo allo sbarco, adesso ce ne sono anche all’imbarco. Parliamo ovviamente di verifiche random, a campione, che possono arrivare a un passeggero su quattro”. Tra i passeggeri intervistati dal Fatto nessuno ha riferito di aver subito verifiche ai bagagli. Ed ecco che arriva l’allerta due, il 10 agosto, in piena stagione turistica: “E’ un casino – si lascia scappare il dirigente che chiede ovviamente di non comparire – la sicurezza è demandata ai porti, quindi servono guardie giurate che abbiano permessi particolari per operare nei porti. E a Ferragosto non li trovi. Mancano gli uomini, ci hanno pensato troppo tardi”. Da anni, poi, sono disponibili tecnologie che consentirebbero di leggere e controllare in tempo reale con lo scanner le targhe delle auto, ma sono utilizzate? “Noi non ne sappiamo niente”.