Alberto Sarra ha iniziato a svelare agli inquirenti i meccanismi del sistema di potere ‘ndranghetistico e massonico di Reggio Calabria. Il 15 luglio scorso è finito in carcere con l’accusa di essere uno dei componenti “invisibili” della super struttura della 'ndrangheta assieme al senatore Gal e agli avvocati Giorgio De Stefano e Paolo Romeo, considerato il vero dominus
Il sistema ‘ndranghetistico e massonico che ha gestito le istituzioni locali e i politici di Reggio Calabria eletti in Parlamento potrebbe essere messo a nudo (leggi). C’è un uomo che ha iniziato a spiegare ai magistrati come funzionano i meccanismi di quella macchina, collaudata ormai da 20 anni. Dopo l’arresto nell’inchiesta “Mamma Santissima” (leggi), l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra ha iniziato a collaborare con il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo e con i carabinieri del Ros. Il 15 luglio scorso Sarra è finito in carcere con l’accusa di essere uno dei componenti “invisibili” della cupola della ‘ndrangheta assieme agli avvocati Paolo Romeo, Giorgio De Stefano e al senatore di Gal Antonio Caridi (leggi).
La notizia della volontà di collaborare di Sarra è stata pubblicata stamattina dalla Gazzetta del Sud. Il pm della Dda e il maggiore Leandro Piccoli lo hanno già interrogato due volte: il 22 luglio e il 2 agosto nella sala colloqui del carcere di Arghillà. Assistito dagli avvocati Alessandro Sammarco e Danilo Sarra (suo fratello), l’ex sottosegretario regionale ha iniziato a fare i primi nomi tirando in ballo il gruppo di politici guidato dall’ex governatore Giuseppe Scopelliti, già condannato a 6 anni di carcere in primo grado nel processo sul “Caso Fallara” (leggi).
Ma non solo. Nei due verbali riassuntivi redatti dalla Procura ci sono i nomi dell’ex sottosegretario di Stato Giuseppe Valentino, dell’ex parlamentare europeo Umberto Pirilli, dell’ex senatore Pietro Fuda (oggi sindaco di Siderno) e del senatore Totò Caridi da pochi giorni in carcere dopo il via libera del Senato all’autorizzazione all’arresto avanzata dal pm Lombardo (leggi).
Era dai tempi dell’ex sindaco Titti Licandro e della tangentopoli reggina che un politico calabrese non collaborava con i magistrati e questo rischia di provocare un terremoto giudiziario e di falciare un’intera generazione di esponenti delle istituzioni che hanno governato ininterrottamente Reggio e la Calabria dal 2002 al 2014. Sarra – è scritto nel verbale – “si sofferma a lungo sul progetto politico ruotante attorno a Giuseppe Scopelliti che, per ragioni varie in numerosi passaggi, lo ha visto protagonista: precisa a questo punto il ruolo di Paolo Romeo e di Giuseppe Valentino i quali risultano legati da rapporti molto stretti e risalenti nel tempo”.
Il neo collaboratore, per anni considerato l’avversario di Scopelliti interno al suo partito e poi suo alter ego, fa riferimento inoltre a un incontro avvenuto a Roma verso la fine del 2006. Un incontro, “con Gianfranco Fini e Giuseppe Valentino”, al termine del quale – dice Sarra il 22 luglio – “ho capito che ero stato inserito in una strategia più ampia che tendeva a trasformarmi in un soggetto da utilizzare anche per gestire la candidatura di Giuseppe Scopelliti in vista delle elezioni comunali del 2007”.
Ma è nell’interrogatorio del 2 agosto che l’ex sottosegretario arrestato nell’inchiesta “Mamma Santissima” inizia a fare il nome del senatore Antonio Caridi e a spiegare il suo ruolo in relazione a Fincalabra, la società in house della Regione che “si occupa di finanziare singoli imprenditori, piccole e medie imprese”. “A mio parere – dice – non è stato casuale che il Caridi sia stato individuato quale assessore alle Attività produttive”.
E rivolgendosi al pm Lombardo: “La invito ad analizzare i progetti legati alla gestione dei fondi comunitari per capire chi è stato avvantaggiato dal Caridi e dalla Fincalabra. È sintomatico anche che una delle sedi di Fincalabra sia stata ubicata nell’immobile di un cugino di Caridi, nei pressi di Piazza Carmine. Il Caridi è entrato a far parte del gruppo di soggetti di massima fiducia dello Scopelliti, unitamente allo Zoccali (il capo di gabinetto dell’ex governatore, ndr) ed alla Fallara (la dirigente comunale che si è suicidata nel 2010). Siamo nel periodo della prima consiliatura Scopelliti, quella del 2002-2007, ovvero la fase in cui le società miste vengono messe al centro dell’agenda politica”.
Secondo Sarra, il dominus è sempre l’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare del Psdi già condannato definitivamente per concorso esterno con la ‘ndrangheta. Chi non rientrava nei suoi piani veniva messo da parte da Scopelliti e da Caridi. Come Franco Germanò (ex assessore comunale) che, secondo Sarra, “viene estromesso da ruoli di governo locale, in quanto non funzionale al progetto del Romeo, dello Scopelliti e del Caridi in relazione alle società miste ed alle ditte da invitare in sede di bando di gara. Il ruolo di Romeo nell’ambito del sistema criminale allargato di cui fa parte è di rilievo elevatissimo: unitamente a lui di quel contesto fanno parte Giuseppe Valentino, Giuseppe Scopelliti, Antonio Caridi, Umberto Pirilli e Pietro Fuda. Senza Paolo Romeo tutte queste figure politiche non sarebbero mai esistite. Il sistema esiste in quanto è lui che crea le condizioni indispensabili alla sua operatività”.
Sarra conosce tante cose, accusa i suoi “ex amici” e cerca di ridimensionare le accuse che la Dda muove nei suoi confronti: “Escludo di avere un ruolo all’interno di tale contesto operativo”. Per Sarra dietro l’ascesa di Scopelliti c’è la cosca De Stefano. Una convinzione che l’ex sottosegretario arrestato ha maturato in uno degli incontri nello studio di Paolo Romeo dove “Antonio Franco (ex candidato a sindaco del centrodestra sconfitto da Italo Falcomatà) disse che Nino Fiume (il pentito e un tempo killer dei De Stefano) stava spostando i voti a favore di Scopelliti: è quella la fase in cui, a mio modo di vedere, si decise di rafforzare l’investimento politico sulla figura dello stesso Scopelliti. Mi sembra evidente che il Fiume agiva non per iniziativa propria ma previa autorizzazione di Giuseppe De Stefano e dell’avvocato Giorgio De Stefano”.