Niente condizionamenti della camorra durante le processioni. Se a giugno scorso il parroco della frazione di Livardi, comune di San Paolo Bel Sito (Napoli) e il maresciallo del carabinieri hanno abbandonato la processione perché durante il percorso qualcuno aveva deciso di far sostare la statua della Vergine davanti casa di un boss locale, a Ercolano si è deciso di consegnare in anticipo ai carabinieri la lista dei nomi dei portatori dei carri della Madonna e del Cristo Risorto che sfileranno nelle strade cittadine il 15 agosto, in occasione della festa patronale dell’Assunta. A chiedere alle associazioni religiose le generalità dei portatori è stato il sindaco Ciro Buonajuto del Pd. L’obiettivo è quello di “evitare eventuali condizionamenti di clan di camorra o ambiguità”. “Parliamoci chiaro, preferirei che nessun pregiudicato per reati di mafia portasse il carro della Madonna – ha detto a ilfattoquotidiano.it – ma né il primo cittadino, né le forze dell’ordine, né altri hanno il potere di limitare questo diritto. Però un segnale abbiamo voluto darlo”.
IL SEGNALE DI FERRAGOSTO – A Ercolano saranno dedicati tre giorni alla festa patronale, dal 14 al 16 agosto, ma il momento più atteso è quello di Ferragosto. In occasione del Giubileo della Misericordia indetto dal Papa, i carri della Madonna e del Cristo Risorto sfileranno per le strade della città. L’ultima volta è avvenuto nel 2000, anno del Giubileo. “La processione coinvolgerà decine di migliaia di persone – ha detto Buonajuto – e abbiamo voluto dare un segnale di legalità, che sappiamo potrebbe risultare impopolare”. Perché impopolare? “Portare il carro ha un significato molto importante – risponde il primo cittadino – e, immagino, che la richiesta di avere quei nomi non sia piaciuta a tutti, perché è un po’ come esercitare un controllo”. Lo scopo non è certo quello di influenzare la scelta dei portatori quanto, in caso di “anomalie“, quello di poter risalire alle persone che sono responsabili di condurre le statue lungo le vie cittadine. D’altro canto, sono decine i casi in cui le processioni in onore dei patroni si sono trasformate in occasioni per omaggiare questo o quel boss, con un messaggio, una sosta, un inchino. “Non è stato un precedente a spingermi – spiega il primo cittadino – quanto piuttosto il desiderio di chiarezza e trasparenza sulla nostra posizione rispetto a certi fenomeni”. Soprattutto in una terra piena di contraddizioni. Basti pensare che, nonostante retate, arresti e interi clan dietro le sbarre, il sindaco Buonajuto ha ricevuto lettere anonime e bossoli, ogni qualvolta ha inaugurato un parco verde in aree particolarmente a rischio.
LE ASSOCIAZIONI – I portatori sono circa quattrocento e appartengono ai marittimi e alle Unioni cattoliche operaie nella diocesi di Napoli. Di fatto le associazioni religiose hanno risposto alle richieste del sindaco. Come conferma Pasquale Oliviero, presidente delle Unioni cattoliche operaie, impegnato insieme al parroco di Pugliano, don Franco Imperato negli ultimi preparativi. Oliviero ha avuto il compito di trasmettere la richiesta per poi raccogliere le liste fornite dalle associazioni: “Abbiamo risposto alla richiesta del sindaco – ha detto a ilfattoquotidiano.it – anche se voglio dire che non è nello stile di questi portatori fare inchini davanti le case dei boss”. Sono previste 12 soste di pochi minuti nei pressi delle parrocchie. “L’unica sosta straordinaria – sottolinea Oliviero – è quella che verrà fatta davanti al Municipio”.
I PRECEDENTI: CHI SI RIBELLA AGLI INCHINI – La scelta del sindaco di Ercolano ricorda quella della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, in Calabria, dove le processioni furono sospese nel 2014 in seguito alle polemiche legate all’inchino della statua Madonna delle Grazie sotto la casa del boss della ‘ndrangheta Peppe Mazzagatti. Poi ripresero, anche se con delle limitazioni e, ad aprile scorso, la Madonna ha sfilato circondata da forze dell’ordine in divisa e in borghese. Proprio per evitare inchini e soste ambigue. Agli inizi di giugno, invece, nella frazione di Livardi, nel comune di San Paolo Bel Sito (sciolto due volte per infiltrazioni dei clan), don Fernando Russo e il maresciallo dei carabinieri Antonio Squillante hanno abbandonato la processione della Madonna del Rosario proprio perché, durante il percorso, alcuni fedeli hanno deciso di far fare una sosta alla statua della Madonna, rivolgendola verso la villa dove era ai domiciliari Agostino Sangermano, ritenuto a capo dell’omonimo clan nolano, che fa affari nella zona tra il Napoletano e l’Irpinia. La scelta del parroco è stata appoggiata anche dal vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma: “Bravo, hai fatto bene” ha scritto al sacerdote. E nei giorni successivi alla processione è stata avviata un’inchiesta.
IL CASO DI CORLEONE – A proposito di inchini, anche il comune di Corleone, appena sciolto per mafia, è stato al centro di polemiche e indagini. Non poteva essere diversamente, dato che siamo nella terra dei boss Bernardo Provenzano e Totò Riina. È diventato un giallo, il caso dell’inchino durante una processione davanti alla casa dove abita Ninetta Bagarella. Affacciata al balcone o in quel di Parma dopo una visita al marito in carcere? Di fatto le indagini dei carabinieri hanno svelato un collegamento tra uno dei membri della confraternita di San Giovanni, cugino di secondo grado della moglie di Riina.
I BOSS CHE NON VOGLIONO I RIFLETTORI – Un fascicolo è stato aperto anche presso la procura di Catania, a marzo scorso. Al centro della bufera, la deviazione del percorso e l’inchino al boss di San Michele di Ganzaria, Francesco La Rocca, in occasione della processione del Cristo morto nel piccolo centro del calatino. Il parroco ha abbandonato la processione insieme al sindaco, che si è tolto pure la fascia. In seguito a quell’episodio monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, ha sospeso tutte le processioni nella zona. E l’inchiesta? Come è finita? Indagati 17 portatori della bara di Cristo Morto. E le carte delle indagini che poche settimane dopo hanno portato all’arresto di 28 persone raccontano che i clan sono contrari alle processioni con inchino. Il motivo? Fanno troppo rumore. Nelle intercettazioni i boss parlano chiaro: “Niente inchini e omaggi. Non vogliamo pennacchi. Meno si parla di noi meglio è”. Così parlò Cosa Nostra.