L’attore indiano, oggi 70enne e in perfetta forma, è al 69° Festival di Locarno in veste di coprotagonista del kolossal epico Mohenjo Daro, che chiuderà la kermesse stasera in Piazza Grande. Qui recita il malvagio, un personaggio totalmente opposto al principe malese creato da Emilio Salgari e portato in tv da Sergio Sollima
“Forse non lo sapevate, ma Sandokan è mio padre”. A 40 anni dalla serie televisiva che ha segnato un’epoca, Kabir Bedi ricorda l’eroe che l’ha lanciato nell’olimpo e dal quale non può più scindersi, nonostante una lunghissima carriera internazionale. L’attore indiano, oggi 70enne e in perfetta forma, è al 69° Festival di Locarno in veste di coprotagonista del kolossal epico Mohenjo Daro, che chiuderà la kermesse stasera in Piazza Grande. Qui recita il malvagio, un personaggio totalmente opposto al principe malese creato da Emilio Salgari e portato in tv da Sergio Sollima.
Inutile a dirsi, per quanto Bedi possa spaziare in generi, lingue, territori e caratteri cinetelevisivi, agli occhi italiani rimane sempre Sandokan. “A lui devo tutto. Ha cambiato completamente la mia vita, mi ha aperto porte del cinema occidentale dando una dimensione alla mia carriera altrimenti impossibile senza Sandokan. E l’Italia mi ha accolto con amore e una passione impressionabili. Per me Sandokan rimarrà sempre un re” spiega l’attore in perfetto italiano. Ma quanto sorprende maggiormente nel suo legame con la Tigre di Mompracem è la famigliarità in senso letterale che rivela. “Sandokan coincide con mio padre: egli era un filosofo indiano che ha studiato in Inghilterra dove ha sposato un’inglese con la quale ha fatto rientro in India dove io sono nato. All’epoca eravamo ancora sotto il dominio britannico e i miei genitori hanno combattuto per l’indipendenza esattamente come Sandokan appoggiato da Marianna. Mia mamma poi è diventata una seguace di Gandhi e anche la sua storia è diventata importante per l’India. Al momento sono in corso di scrittura ben tre sceneggiature sulla storia dei miei genitori”.
Legatissimo alla sua India – dove è una star acclamata e rispettata di Bollywood – ma anche al nostro Paese a cui deve la notorietà, Kabir Bedi ha continuato a lavorarvi partecipando al reality L’Isola dei famosi nel 2004, alla fiction Un medico in famiglia nel 2007 e di recente al nuovo film di Luis Nero che prossimamente vedremo nelle sale. Legare il suo corpo e il suo volto magnetico alla figura di un “villain” estremo come quello del film in programma qui a Locarno risulta difficile ma per Bedi – invece – è un “onore e orgoglio importanti esser parte di un’opera che mette in scena le origini della civiltà indiana, la più antica del pianeta”.
Mohenjo Daro, infatti, propone le gesta eroiche del giovane Samar – incarnato dal bellissimo divo Hrithik Roshan, una sorta di Bradley Cooper versione indiana – allorché si mette alla guida della rivolta della città di Mohenjo Daro contro il feroce e bugiardo Capo del Senato, che appunto è interpretato da Kabir Bedi. A firmare la regia di questo monumentale kolossal in salsa bollywoodiana è Ashutosh Gowariker, noto alle platee per il magnifico film Lagaan che anni orsono presentò sempre in Piazza Grande a Locarno. Seppur ispirata da eventi storici legati alla fondazione dell’India datata 4000 anni fa, la sua nuova opera appare forse troppo ingenua agli occhi occidentali: una favola coloratissima e prevedibile a tratti impreziosita da suspence e da simpatici balli e canti tradizionali. In India uscirà proprio domani e già i mass media si sono già divisi sull’accoglienza del film.