Imposta di soggiorno, 650 Comuni la chiedono ai turisti. Nel 2015 gettito di 431 milioni, +20,5% rispetto al 2014
In testa per gettito Roma, con 123 milioni, seguita da Milano che ne ha incassati 61. Poi Venezia, Firenze e Rimini. La tassa è facoltativa e l'importo varia da un minimo di 10 centesimi a un massimo di 5 euro a notte, con l'eccezione della Capitale dove può arrivare a 10 euro
Sono saliti a 650, il 14% in più rispetto al 2014, Comuni che applicano una imposta di soggiorno o, nel caso delle isole, di sbarco. Nel 2015 il gettito è stato di 123,1 milioni per la Capitale, seguita da Milano che incassato meno della metà: 61 milioni. Seguono Venezia (27,5 milioni), Firenze (26,75 milioni), Rimini (7 milioni), Torino (5,9 milioni) e Napoli (4,5 milioni). Lo ha calcolato la Uil con un approfondimento del suo Servizio politiche territoriali. Complessivamente, l’imposta ha generato un gettito 2015 di oltre 431 milioni: il 20,5% in più rispetto al 2014 quando l’incasso è stato di 342 milioni.
La tassa facoltativa a carico di chi alloggia nelle strutture ricettive di località turistiche o città d’arte, applicata per la prima volta nel 2010 da Roma per contribuire a ripianare il deficit del Campidoglio, dall’anno successivo può essere stata introdotta da tutti i Comuni a loro discrezione. Serve un regolamento ad hoc, approvato dal consiglio comunale. Fortissima la variabilità delle cifre richieste: da un minimo di 10 centesimi a un massimo di 5 euro a notte, con l’eccezione della Capitale dove l’imposta, negli hotel di lusso, può arrivare a 10 euro. La maggioranza dei Comuni ha scelto di diversificare le tariffe in base alle strutture: alberghi (con prezzi che variano a seconda delle stelle), campeggi, bed&breakfast e agriturismi. A Jesolo per una struttura a 2 stelle la tariffa è fissata a 70 centesimi. Scegliendo il campeggio, in una città come Courmayeur si possono spendere solo 20 centesimi e a Venezia appena 15..
Tra le località turistiche che hanno introdotto il balzello ci sono Riccione, Cattolica, San Gimignano, Vieste, Ostuni, Alberobello, Gallipoli, Otranto, Ostuni, Fondi, Sperlonga, Sabaudia, Tropea, Soverato, Scalea, Roccella Jonica, Senigallia, San Benedetto del Tronto, Terracina, Gaeta, Viareggio, Fiumicino, Giardini Naxos, Ravello, Taormina, Erice, Cefalù, San Vito Lo Capo, Terrasini, Sorrento, Villasimius, Budoni, Pula, Muravera, Cernobbio, Cortona, Jesolo, i Comuni della cinta di Gardaland, i Comuni della Val d’Arno, Orvieto, Montepulciano, San Gimignano, Montecatini, Montalcino, Fiuggi, Chianciano Terme, Ortisei, Auronzo, Roccaraso, Pescasseroli, Salice d’Ulzio, Bormio, Barolo, Barbaresco, Courmayeur, Cogne.
Poi c’è la tassa di sbarco, ricorda la Uil, secondo cui la più conveniente è quella applicata da Capri, Anacapri, Procida, Ponza, Ventotene, Isole Tremiti, Favignana, La Maddalena, Lipari e Portoferraio. Per scendere a terra in quelle località bastano 1,50 euro per ogni turista.
Secondo il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, “è meglio ricorrere a questa leva fiscale piuttosto che aumentare le addizionali Irpef o la Tari, purché sia propedeutica a disegnare un fisco locale più equo e, soprattutto, i proventi siano utilizzati per opere infrastrutturali turistiche”. Quindi dev’essere “una vera e propria tassa di scopo che dovrebbe essere finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi della città”.