L'italiana è arrivata terza, ma sale sul secondo gradino del podio dopo la squalifica della francese Muller dopo irregolarità al traguardo
Una maratona in acqua quasi perfetta e ancora una medaglia dal nuoto per l’Italia. Questa volta arriva dalle acque libere, grazie a Rachele Bruni che conquista l’argento nella 10 chilometri donne. La fiorentina migliora così il terzo posto conquistato da Martina Grimaldi a Londra e porta ancora i colori azzurri sul podio della più massacrante delle gare per le nuotatrici. L’argento arriva dopo la squalifica della francese Aurelie Muller, che aveva toccato con 8 decimi sull’azzurra ma è stata fermata per irregolarità prima del traguardo. Era la grande favorita, la transalpina, ma si ritrova fuori dalla classifica dopo una grande rimonta negli ultimi 2 chilometri conclusa senza chiudere il gap con Sharon Van Rouwendaal, oro grazie a una progressione costante nell’ultimo giro, ed evidentemente nuotando come non si dovrebbe. Tanto da spingere i giudici a tagliarla dalla classifica, favorendo Rachele che nello sprint contro di lei aveva raggiunto il traguardo con qualche decimo di ritardo.
La grande olimpiade di Bruni conferma la crescita della nuotatrice toscana, benissimo quest’anno in Coppa del Mondo ma finora mai capace di imporsi in un appuntamento di livello mondiale. A Rio trova invece una gara quasi perfetta, nonostante le acque increspate di Copacabana e un errore tattico della brasiliana Okimoto che l’ha penalizzata nel momento cruciale. Alla fine del penultimo giro, infatti, Van Rounwendaal ha iniziato la sua azione martellante nel tentativo di trovare la fuga giusta per la vittoria. Rachele si è messa in scia mantenendosi a qualche metro di distanza assieme alla brasiliana, incapace però di inseguire l’olandese. A quel punto Bruni ha provato a forzare in solitario ma Okimoto ha risposto e per evitare il sorpasso ha spinto la fiorentina fuori rotta. Così mentre Van Rouwendaal incrementava ancora il suo vantaggio, la cinese Xin Xin è rientrata e la francese Muller ha ricucito il gap portandosi in zona medaglia. Con l’oro irraggiungibile, l’ultimo chilometro si è trasformato in una lotta a quattro per due medaglie. Con Bruni e Muller che si sono giocate l’argento all’ultima bracciata, ‘sul campo’ premiante per la transalpina prima della correzione dei giudici e la ‘promozione’ al secondo posto per l’italiana.
È argento, ma vale come un oro dopo il bruciante quarto posto nei mondiali di Kazan 2015. Allora fu una beffa, mentre questa volta la 25enne – sei primi posti e un secondo a livello europeo tra 5 e 10 chilometri – diventa una big mondiale nella gara più importante della sua carriera. E la splendida performance nella baia di Guanabara vale la 22esima medaglia per l’Italia, il nono argento. Numeri importanti quando la spedizione è solo a metà.