Conferenza stampa, dopo il primo mese di indagini, nella Procura di Trani. Il procuratore capo Francesco Giannella informa sullo stato delle indagini. Tra i vari filoni anche quello relativo a una diversa legislazione sulla sicurezza, esistente tra pubblico e privato: “Stiamo approfondendo il tema, poiché i cittadini non erano adeguatamente informati dell’esistenza di due legislazioni differenti relative alla sicurezza”. Alla domanda se ciò può costituire fatto di rilevanza penale, il procuratore risponde affermativamente e che stanno indagando sulla circostanza.

Esistono due leggi sulla sicurezza e per quella relativa al binario unico Andria Corato, il blocco telefonico veniva considerato adeguato, mentre sulle altre tratte era obbligatorio il sistema di controllo Scmt di blocco automatico in caso di anomalie sui binari. L’unificazione delle norme di sicurezza imposta dall’Unione europea non è stata ancora approvata e ciò potrebbe costituire un fatto penale e quindi una concausa del disastro. Da sottolineare anche il fatto che i cittadini non erano a conoscenza dei due sistemi di sicurezza differenti, non potendo di fatto operare alcuna scelta.

La pubblicità in stazione e ovunque di Ferrotramviaria mostrava quella tratta come modernissima e all’avanguardia: “Vola nel futuro” era lo slogan, per quel treno che conduceva all’aeroporto. Probabilmente vi potranno essere profili penali anche dovuti alla pubblicità ingannevole? Certo, il fatto che io viaggiatore salgo su un treno super moderno all’aeroporto di Bari e poi finisco su un binario unico a Corato e passo su due protocolli di sicurezza nel giro di pochi chilometri, è un’anomalia riscontrabile solo in contesti molto arretrati.

Se poi i manifesti e gli spot non mi avvertono, non posso decidere, ergo mi sento ingannato. E questo è aggravato dal fatto che chi sceglie il treno, lo fa perché non vuole raggiungere l’aeroporto con la macchina su strade molto meno sicure dei binari. Quindi qui al sud siamo viaggiatori di serie B, e per giunta ingannati perché inconsapevoli. E’ vero che nessuno leggerebbe i regolamenti di sicurezza prima di prendere un mezzo, ma almeno non li si inganni promettendogli di “volare nel futuro”. L’amarezza dei familiari, correttamente informati dalla Procura prima della conferenza stampa, è incisa negli sguardi. Siamo a metà strada, ci vorrà molto tempo. Il primo mese è passato con tempeste mediatiche e i riflettori accesi. Adesso i magistrati a indagare sono solo tre, diminuiscono, mentre quei 23 morti e le loro famiglie cercano pace nella verità e nella giustizia.

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