Nelle prime 200 c'è anche Padova. Il rettore dell'ateneo romano Eugenio Gaudio: "Con un maggior investimento del Paese nella ricerca e sui nostri giovani migliori il sistema potrebbe decollare ed essere il volano della ripresa e dello sviluppo del Paese, altrimenti è destinato a un lento ma inesorabile declino"
Quali sono le migliori università del mondo? La risposta è semplice perché tra le prime dieci ci sono quelle di cui avete sempre sentito parlare. Harvard, Stanford, Berkeley, Cambridge, MIT, Princeton, Oxford, Caltech, Columbia, Chicago. Secondo Academic Ranking of World Universities 2016 (Arwu) la prima università italiana, La Sapienza di Roma, si posiziona in testa agli atenei italiani alla 163esima posizione con un punteggio totale di 19.23, unica università italiana nel range 151-200 insieme con l’Università di Padova in 183esima posizione con un punteggio di 18,19.
Sono i risultati della classifica pubblicata dalla Jiao Tong University di Shanghai, che prende in esame le 500 università migliori nel mondo. Seguono nel range 201-300 il Politecnico di Milano e le università di Bologna, Firenze, Statale di Milano e Pisa. Gli indicatori presi in esame dall’Arwu sono rigorosi e comprendono premi Nobel e riconoscimenti accademici ricevuti, qualità della ricerca (paper pubblicati e ricercatori più citati) e le performance rispetto al numero degli iscritti. In particolare sono sei i parametri su cui si basa la classifica: premi internazionali di ex studenti (10%) o di ricercatori della singola Università (20%), le citazioni di pubblicazioni scientifiche in Thomson-Reuters (20%), le pubblicazioni “Nature&Science” (20%), le pubblicazioni tecnologico-sociali (20%). Questi parametri sono poi correlati con lo staff accademico, dando un ulteriore parametro di produttività pro-capite (10%).
“La Sapienza conferma e consolida il suo prestigio di grande ateneo europeo, di respiro mondiale, collocandosi al primo posto tra le università italiane e tra le prime a livello europeo ed internazionale”, commenta il rettore Eugenio Gaudio. “A ben guardare – prosegue – il risultato è tutto sommato abbastanza positivo anche per il sistema universitario italiano che, anche se non è rappresentato nelle prime 100 posizioni monopolizzate dalle ricche università anglosassoni, vede circa un 1/3 degli atenei del Paese (19 su 60) nelle prime 500 posizioni su 1200 università censite e su 17.000 stimate nel mondo”.
“Questo significa – spiega il rettore dell’ateneo – che il rendimento delle nostre università pubbliche è mediamente elevato, a fronte di un cronico e drammatico sottofinanziamento da parte dello Stato, che vi destina lo 0,42% del Pil (Francia e Germania vi destinano più del doppio) e il basso numero di addetti alla ricerca, oggi meno della metà di quello degli altri Paesi occidentali. In questo quadro emerge l’ottima performance della Sapienza legata alle eccellenze dell’attività di ricerca, alla ricchezza multidisciplinare del nostro ateneo e alla sua secolare tradizione culturale e formativa. Con un maggior investimento del Paese nella ricerca e sui nostri giovani migliori – conclude Gaudio – il sistema potrebbe decollare ed essere il volano della ripresa e dello sviluppo del Paese, altrimenti è destinato a un lento ma inesorabile declino“.