Il bombardamento è un'azione della coalizione di Paesi arabi a guida saudita come riferisce l'agenzia di stampa Efe che cita alcuni testimoni. Due giorni fa almeno dieci bambini hanno perso la vita e altri 21 sono rimasti feriti. La condanna dell'Onu
Due giorni fa una scuola, oggi un ospedale, a marzo a finire nel mirino era stato un mercato. I raid in Yemen – come del resto in altri paesi dove si tenta di arginare Isis – non risparmiamo nessuno. Sono 11 i morti e 19 i feriti causati dal bombardamento du ospedale di Medici Senza Frontiere nel nord dello Yemen. L’esplosione ha ucciso sul posto 9 persone, tra loro un membro dello staff di Msf. Due pazienti sono morti mentre venivano trasferiti nell’ospedale di Al Jamhouri. Al momento del raid nella struttura ospedaliera a Abs, provincia di Hajjah, erano ricoverati 23 pazienti in chirurgia, 25 nel reparto maternità, 13 neonati e 12 bambini. I ribelli Houthi che controllano la regione hanno attribuito la responsabilità del raid alla coalizione a guida saudita.
BREAKING: MSF-supported Abs hospital in Hajjah, #Yemen, was hit at 15.45 today. Number of casualties unknown. More to follow. #NotATarget
— MSF UK (@MSF_uk) 15 agosto 2016
Mustafa Mohamed ha raccontato all’agenzia di stampa Efe che due terzi dell’ospedale sono stati distrutti e che i feriti vengono attualmente curati nell’unica parte della struttura rimasta in piedi. Gli aerei della coalizione saudita continuano a sorvolare la zona, spiega la fonte, ragion per cui si teme che possano essere lanciati nuovi attacchi. Abs si trova nella provincia di Hashah, circa 130 chilometri a nordovest della capitale yemenita Sanaa e a 65 chilometri dalla frontiera con l’Arabia Saudita. Sorge lungo la strada che unisce il porto di Al Hudeida, sul Mar Rosso, con il varco di frontiera di Harad, il principale fra Yemen e Arabia Saudita.
Airstrikes hit @MSF-supported ABS hospital in #Hajjeh NW #Yemen at 15:45. Medical teams are assisting the wounded & toll is still unknown.
— أطباء بلا حدود-اليمن (@msf_yemen) 15 agosto 2016
Non è la prima volta che un centro medico gestito da Medici senza frontiere viene attaccato dagli aerei della coalizione araba in territorio yemenita, secondo quanto ha denunciato la stessa organizzazione in diverse occasioni. L’alleanza militare, tuttavia, ha sempre negato. La coalizione di Paesi arabi guidata dall’Arabia Saudita a marzo 2015 ha lanciato operazioni militari in Yemen contro gli houthi per ripristinare il governo del presidente Abd-Rabbou Mansour Hadi.
Secondo l’agenzia Xinhua, che cita un testimone, i morti sono venti e i feriti 15 feriti. La fonte ha aggiunto che una dottoressa spagnola che è sopravvissuta al raid sta curando i feriti.
Due giorni fa almeno dieci bambini hanno perso la vita e altri 21 sono rimasti feriti. Il numero delle vittime era stato reso noto proprio da Msf: “Abbiamo ricevuto oggi 21 feriti e dieci morti ad Haydan, vicino Saada. Tutti hanno meno di 15 anni”, aveva scritto l’organizzazione su Twitter. Lo Yemen, che era già il Paese più povero della penisola arabica, è sconvolto dalla guerra civile da quando, nel settembre del 2014, gli Houthi si sono impadroniti di Sanaa. Dal marzo dello scorso anno la coalizione araba bombarda le regioni del Paese fuori dal controllo del governo del presidente Hadi. Almeno 6.400 persone, circa metà delle quali civili, sono state uccise nei raid e nei combattimenti sul terreno.
Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, ha condannato l’attacco aereo e ha invitato tutte le parti a porre fine alle ostilità e trovare una soluzione negoziata. “Ospedali e personale medico sono esplicitamente protetti in base al diritto umanitario internazionale e ogni attacco diretto contro di loro o contro civili e infrastrutture costituisce una grave violazione del diritto internazionale”, si legge in una dichiarazione diffusa dal portavoce di Ban.
Msf ha definito oggi “inaccettabile” l’attacco contro l’ospedale di Abs: “Nonostante la recente risoluzione delle Nazioni Unite che chiede di porre fine agli attacchi contro le strutture mediche e nonostante le dichiarazioni di alto livello perché sia rispettato il Diritto Internazionale Umanitario, non sembra venga fatto nulla perché le parti coinvolte nel conflitto in Yemen rispettino il personale medico e i pazienti – ha sottolineato in un comunicato la responsabile dell’unità di emergenza in Yemen, Teresa Sancristóval -. Senza azioni, questi gesti pubblici restano privi di significato per le vittime di oggi. Sia che si tratti di intenzionalità che di negligenza, tutto questo è inaccettabile”. Le coordinate Gps dell’ospedale erano state condivise più volte con tutte le parti in conflitto tra cui la coalizione a guida saudita, e la sua localizzazione era ben nota, ha precisato l’organizzazione.