L’economia del Regno Unito inizia a risentire delle conseguenze della Brexit. A luglio infatti l’inflazione ha accelerato il passo: il tasso annuale dei prezzi al consumo ha segnato +0,6%, un incremento superiore alle attese degli analisti, dopo il +0,5% di giugno. La Bank of England aveva avvertito che la debolezza della sterlina legata alla decisione di uscire dall’Unione europea avrebbe fatto aumentare i costi di importazione sostenuti dalle imprese e di conseguenza spinto in su il livello dei prezzi.
Dal giorno del referendum, il 23 giugno, la sterlina ha perso il 13% rispetto al dollaro. Come conseguenza, secondo Bloomberg, la banca centrale si attende che l’inflazione raggiunga l’obiettivo del 2% più velocemente di quanto previsto in precedenza. La Boe ha comunque iniziato a prendere contromisure, a partire dal taglio dei tassi di interesse – il primo dal 2009 – deciso il 4 agosto alla luce delle stime sul rallentamento della crescita del pil nel terzo trimestre.
L’agenzia Bloomberg rileva che a trainare l’inflazione a luglio sono stati soprattutto i costi dei trasporti (in particolare gasolio e auto di seconda mano), ma l’impatto più forte l’hanno sentito i produttori che hanno visto i materiali importati, dai metalli ai composti chimici, rincarare del 6,5%, e le materie prime alimentari del 10,2 per cento.