Il viceministro dell'Economia risponde ai sindacati e a "certa politica" che "ogni volta che qualcuno osa mettere in fila un ordine di priorità" lo "bollano come qualcuno che vuole innescare una guerra tra poveri". Nei giorni scorsi aveva detto che "quando la crescita rallenta bisogna parlare meno di misure redistributive e più di misure fiscali per investimenti e lavoro"
“Andiamo avanti con la politica che promette contemporaneamente tagli di tasse per tutti, aumenti di stipendi nel pubblico impiego in misura massima e pensioni prima e più alte. Tanto le risorse sono illimitate e viviamo nel mondo delle favole“. Mentre i sindacati chiedono 7 miliardi per il rinnovo dei contratti degli statali e Palazzo Chigi fa trapelare “patti” per rilanciare gli investimenti pubblici, “interventi in due tempi” sulle pensioni e la richiesta di nuova flessibilità alla Ue per finanziare il tutto, paradossalmente a mettere i bastoni tra le ruote al premier Matteo Renzi e al titolare del Tesoro Pier Carlo Padoan è – di nuovo – un membro del governo: il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti.
Già nei giorni scorsi l’ex segretario di Scelta Civica, migrato a luglio nel nuovo gruppo parlamentare “Scelta civica verso Cittadini per l’Italia” fondato insieme ad alcuni deputati verdiniani, aveva spiegato che “quando la crescita rallenta, bisogna parlare meno di misure redistributive sulle pensioni e più di misure fiscali a favore di investimenti e lavoro”. Mercoledì in un post su Facebook ha rincarato la dose attaccando “certa politica e alcuni sindacati” che “ogni volta che qualcuno in questo Paese osa mettere in fila con trasparenza un ordine di priorità” lo “bollano come qualcuno che vuole innescare una guerra tra poveri“.
“Contestare un ordine di priorità e proporne un altro, come per fortuna alcuni fanno, fa parte del dibattito politico serio ed è proprio su di esso che i cittadini dovrebbero formare i propri orientamenti di voto – aggiunge Zanetti -. Dire invece che deve essere fatto contemporaneamente tutto e con il massimo grado di intervento fa parte invece di quel modo di fare politica e di quel modo di fare sindacato che avremmo enorme bisogno di lasciarci alle spalle”.
Il vice di Padoan ha chiarito la sua posizione in un’intervista a La Stampa: le pensioni non devono essere la priorità dell’esecutivo, “prima di tutto vengono le norme per aiutare il Paese a crescere, e quindi bisogna evitare l’aumento dell’Iva e ridurre la pressione fiscale sul lavoro. Poi bisogna implementare misure di protezione sociale per chi non ha né lavoro né pensione. E, dopo anni di blocco, bisogna rinnovare i contratti del pubblico impiego. Mi spiace, ma soltanto poi si può pensare a misure redistributive per rendere più generoso il sistema previdenziale“.
Il distinguo non è piaciuto a Cristiano Fiorentini, dell’esecutivo nazionale Usb Pubblico impiego, secondo cui Zanetti ha creato una “contrapposizione artificiosa tra il recupero delle pensioni e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego”, un “tentativo di scatenare una guerra tra poveri che conferma l’impianto antipopolare di questo Governo che quando si tratta di intervenire in risposta ai bisogni dei cittadini, siano essi lavoratori, pensionati, migranti o disoccupati, mette a disposizione solo le briciole”.
Ma a replicare a Zanetti è stato anche un altro esponente del governo, il viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini: “Ha ragione Zanetti: servono risorse per le imprese. Ha torto Zanetti quando pensa che pensioni e investimento sulle persone non siano una priorità. E invece aumento delle pensioni minime e sostegno agli studenti meritevoli e in condizione di bisogno devono essere al centro della legge di stabilità”. Che, a dar retta a tutte le promesse, veleggia verso quota 30 miliardi.