I ragazzi di Sandro Campagna resistono pochi minuti, affondano e abbozzano una reazione solo verso l’intervallo lungo e negli ultimi cinque minuti. La partita chiude sul 10 a 8. Sabato la sfida contro il Montenegro per il bronzo
Un nuovo oro, conquistato per l’ultima volta a Barcellona ’92, dovrà attendere ancora. Dopo l’argento a Londra, quattro anni fa, questa volta il Settebello si ferma in semifinale. Troppo forte la Serbia, dominante in ogni fase di gioco. I ragazzi di Sandro Campagna resistono pochi minuti, affondano e abbozzano una reazione solo verso l’intervallo lungo e negli ultimi cinque minuti. Senza riuscire a impensierire mai davvero la nazionale campione del mondo che raggiunge 6 reti di vantaggio già dopo meno di un quarto d’ora e controlla chiudendo sul 10-8. Sabato pomeriggio alle 18, l’Italia giocherà contro il Montenegro, già battuto ai gironi, per la medaglia di bronzo.
La partenza della Serbia è bruciante, il Settebello intimorito. Il 2-0 arriva in un amen, ma soprattutto l’Italia fatica parecchio in attacco. Anche in superiorità numerica, Tempesti e compagni non riescono mai a impensierire il portiere Mitrovic, sbagliando l’impossibile. Mentre dall’altra parte Prlainovic e Filipovic sono implacabili e di minuto in minuto i balcanici dilagano, dominando ogni momento del gioco anche con astuzia e qualche colpo proibito che gli arbitri non puniscono. Dopo 10 minuti, Tempesti è stato già battuto cinque volte. E diventano sei subito dopo. Tutto a senso unico, fino a quando Valentino Gallo non segna la prima rete azzurra. Sono passati 14 minuti e il Settebello avrebbe bisogno di ben altro per riportarsi in partita. Un’iniezione di fiducia prova a darla Alessandro Velotto, il migliore tra i nostri, a pochi secondi dall’intervallo lungo con il gol del 6-2.
L’Italia s’è desta? Non proprio. Sicuramente alza la pressione in fase difensiva, ci prova con Presciutti e Di Fulvio. Il ct Campagna prova a dare una scossa inserendo De Lungo per Tempesti a difesa della porta. Ma il problema vero è che con l’uomo in più, gli azzurri non fanno mai gol. Otto le occasioni sprecate, solo una quella sfruttata. Per fortuna inizia a sbagliare anche la Serbia. Così a metà del terzo tempo, Savic chiama time out. I suoi tengono in difesa ma non hanno più ritmo in attacco. Dura poco, però. ‘Pensarci su’ serve, perché al rientro Nikic infila la beduina del 7-2. Quinta marcatura con l’uomo in più e vero colpo del ko.
La Serbia si è dimostrata superiore in ogni aspetto, confermando d’essere la favorita numero uno per l’oro e non a caso campione del mondo in carica. In finale affronterà la Croazia, che ha sconfitto il Montenegro nel pomeriggio. Sarà una riedizione della finale del campionato europeo del 2003. A Kranj, in Slovenia, le due nazionali si affrontarono e la situazione degenerò a fine partita a causa degli ultras croati. Gli organizzatori furono costretti ad annullare la premiazione, mentre per le strade di Belgrado si scatenava una guerriglia urbana contro l’ambasciata croata. Si trattava degli ultimi strascichi della guerra che aveva dilaniato l’ex Jugoslavia. Alla fine nella città slovena si contarono due ricoverati in ospedale, decine di contusi, nove arrestati e la piscina venne devastata. Sabato a Rio prevarrà lo spirito olimpico. Per la cronaca, vinse la Serbia. Questo sì, in Brasile, potrebbe non cambiare a tredici anni di distanza.