Cronaca

Dedica al boss sulla mongolfiera, per il sindaco è un complotto: “Chi ha diffuso la foto si scusi. Valenzano non è mafiosa”

Dopo l'episodio avvenuto durante la festa patronale parla Antonio Lomoro, primo cittadino del comune barese: "Il deputato Ginefra e il sindaco di Bari Decaro volevano colpire me e ora faranno i conti con il sottoscritto, faranno i conti con tutti noi". La Dia esclude ipotesi di reato penale ma è stato aperto comunque un fascicolo: il lancio dell'aerostatico, richiesto dalle famiglie presunte mafiose, non era autorizzato

Il deputato del Pd Dario Ginefra e il sindaco di Bari Antonio Decaro “faranno i conti con il sottoscritto, faranno i conti con tutti noi”. Parola di Antonio Lomoro, sindaco di Valenzano, nel barese, intervenuto dopo l’episodio della dedica alla famiglia Buscemi, “molto probabilmente gli esponenti dell’omonimo gruppo mafioso attivo nel paese di Valenzano” secondo Ginefra, sulla mongolfiera lanciata alla fine dei festeggiamenti per il santo patrono. Il sindaco, salito su un palco prima di un concerto nella piazza del paese, ha annunciato di voler organizzare una fiaccolata, non contro la criminalità ma “in onore di san Rocco e in onore di tutti i cittadini di Valenzano” a cui inviterà anche i due esponenti Pd che lo avevano attaccato e che ora “devono chiedere scusa ai cittadini di Valenzano, perché vogliono farci passare come un paese mafioso“.

Lomoro, eletto nel 2013 con il supporto di liste civiche di centrodestra e del Movimento Schittulli (la formazione pugliese che fa capo al chirurgo Francesco Schittulli, presidente nazionale della Lilt) ha poi ricostruito i retroscena dell’episodio, attribuendo la responsabilità dell’accaduto a un presunto complotto in corso ai suoi danni: “Si sono serviti del comitato feste della chiesa di Valenzano per colpire il sottoscritto, ma non avranno vita facile” ha detto. In un successivo video pubblicato su Facebook ha poi spiegato: “Questi signori politici dove vogliono arrivare? Vogliono portare gli ispettori al comune di Valenzano, ben vengano, sarò lieto di accoglierli personalmente e dimostrare che Valenzano non è un paese colluso con la mafia”. Quindi ha annunciato un consiglio comunale d’urgenza che riporta al secondo punto dell’ordine del giorno una discussione su “l’Interrogazione dell’onorevole Dario Ginefra in Parlamento”.

Il deputato democratico ha infatti chiesto chiarimenti sull’accaduto al Ministero dell’Interno, anche se la Direzione distrettuale antimafia di Bari ha già escluso ipotesi di reato penale. Un’indagine è comunque stata affidata al procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno, in cui si ipotizza un reato punibile con un’ammenda, perché il lancio del pallone aerostatico non era stato autorizzato. Stando a quanto ricostruito dai Carabinieri che indagano sull’episodio, quattro famiglie di Valenzano, tra cui i Buscemi, nei giorni scorsi si sarebbero rivolte al Comitato feste patronali dicendo di essere interessate a finanziare il lancio di mongolfiere, proprio come aveva ipotizzato Ginefra. Il Comitato le avrebbe quindi indirizzate ad una ditta di Capurso (Bari) che avrebbe ottenuto 500 euro per ciascuno dei quattro aerostati lanciati al termine della festa di San Rocco del 16 agosto. La diocesi di Bari ha diffuso una nota in cui prende le distanze da un atto definito “blasfemo e motivo di scandalo“, esprimendo “dolore e condanna” per la “deprecabile vicenda” e manifestando la “propria totale estraneità all’accaduto, insieme a quella del parroco”.

Sulla mongolfiera era stampata la scritta “viva san Michele, viva san Rocco” che, secondo la ricostruzione di Ginefra, “era un omaggio fin troppo esplicito a Michele Buscemi, ucciso a Valenzano nel 2008″, tramite il quale è verosimile che “i Buscemi abbiano voluto segnalare in forma pubblica e spettacolare il proprio controllo sul territorio”. Michele Buscemi, stando alle indagini riferite al suo omicidio, era il nipote del contrabbandiere Michelangelo Stramaglia, esponente di una famiglia legata, secondo la relazione 2015 della Dia di Franco Roberti, al clan Parisi di Japigia. Sempre la stessa relazione spiega che su Valenzano “ha esteso la sua operatività” anche il clan Di Cosola, “grazie all’alleanza con il gruppo Stramaglia, un tempo antagonista”.

Il democratico Ginefra ha reagito alle accuse con un lungo post sul suo profilo Facebook: “Mi riferiscono che ieri, prendendo la parola dal palco di un concerto in piazza, il Sindaco di Valenzano avrebbe affermato ‘faranno i conti con noi’: non si stava riferendo alle presunte famiglie criminali protagoniste dell’increscioso episodio della mongolfiera, ma a chi ha denunciato pubblicamente quello che per me, al netto dell’approfondimento operato dagli inquirenti, resta un vergognoso epilogo della Festa di San Rocco”. “Sulla sua pagina Facebook, in queste ore, lo stesso Sindaco Lomoro – continua – mi inviterebbe, insieme ad Antonio Decaro, ad una fiaccolata a Valenzano per chiedere scusa alla comunità valenzanese (…). Compatibilmente con i miei impegni non esiterò a marciare con il Sindaco e con i cittadini valenzanesi se la fiaccolata sarà contro la mafia e se da parte del Sindaco ci sarà una condanna netta alla stessa alla quale seguano impegni amministrativi coerenti”. “Nessuno – conclude Ginefra – ha, infatti, mai detto che Valenzano è un paese mafioso: ho affermato e affermo che a Valenzano, come a Bari (città a guida PD) e in tanti comuni dell’hinterland barese, sono presenti clan mafiosi ccontro i quali io non esito a schierarmi”.

Risponde anche il sindaco metropolitano di Bari Decaro, secondo cui l’intervento del sindaco Lomoro “lascia sinceramente interdetti: non c’è di che chiedere scusa ai cittadini di Valenzano, perché il mio appello in difesa della legalità credo sia condivisibile da tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti della propria comunità, e non è certo nascondendo la presenza della criminalità o i suoi tentativi di ribadire la propria presenza sul territorio che si rende un servizio alla propria città. Solo un cambio di mentalità che prescinde dall’appartenenza politica – sostiene Decaro – può far crescere il nostro territorio: chiamare per nome la mafia, comunque manifesti la sua arroganza, è la strada”. “Mi auguro – conclude – che il sindaco di Valenzano, che peraltro non ho citato né accusato di alcunché, ripensi a quello che ha detto e scelga di unirsi senza esitazioni alla schiera degli amministratori locali che ogni giorno lavorano al fianco delle altre istituzioni per contrastare qualsiasi infiltrazione criminale nel tessuto produttivo e sociale della propria terra”.