Il tema referendum lo sfiora soltanto quando cita la consultazione popolare che sancì la nascita della Repubblica. La maggior parte del suo discorso, invece, lo dedica alla lotta al terrorismo e alla battaglia contro la xenofobia. Sono questi i temi affrontati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è intervenuto alla cerimonia d’inaugurazione della 37esima edizione del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini.
“Emergenza migrazione non si risolve con: vietato ingresso” -“Nessuno può augurarsi che si verifichino spostamenti migratori sempre più imponenti ma così rischia di avvenire se ci si illude di risolvere il problema con un ‘vietato l’ingresso’ e non governando il fenomeno con serietà e senso di responsabilità. Ci può soccorrere, permettendo di governarlo in sicurezza, soltanto il principio che ci si realizza con gli altri. Che vuol dire far crescere – sul serio e presto – possibilità di lavoro e di benessere nei Paesi in cui le persone hanno poco o nulla, perché, in concreto, il loro benessere coincide pienamente con il nostro benessere”, ha detto il capo dello Stato, che aveva aperto il suo intervento rivolgendosi ai giovani. “L’attitudine dei giovani a diventare protagonisti della propria storia costituisce l’energia vitale di un Paese. Questa spinta vale più di qualunque indice economico o di borsa”, ha detto Mattarella, sottolineando che “tante nuove diseguaglianze stanno emergendo. Spesso sono proprio i giovani a pagarne il prezzo più alto. Occorre ricominciare a costruire ponti e percorsi di coesione e sviluppo. Occorre rendersi conto che vi è un destino da condividere. Stiamo parlando di condivisione dei benefici e delle responsabilità; e anche delle difficoltà. Condivisione dei diritti e dei doveri. Della memoria del nostro popolo e del suo sguardo verso il futuro”.
“No a false soluzioni fallite nel ‘900” – Ed è anche per questo che per il capo dello Stato, “in un tempo di cambiamenti epocali come il nostro è necessario prestare attenzione e dar spazio alla visione dei giovani. Senza farci vincere dalle paure. Dalle paure antiche e da quelle inedite. Attenti a non cadere nell’errore di ritenere nuove false soluzioni già vissute e fallite nel breve Novecento. Non ci difenderemo alzando muri verso l’esterno, o creando barriere divisorie al nostro interno. Al contrario”.
“Repubblica nata da referendum” – Il presidente ha poi fatto riferimento a più riprese al “compleanno” della Repubblica Italiana, che ha “appena compiuto 70 anni, ma è anch’essa giovane. I tempi biologici sono più lunghi per le istituzioni. Ha già affrontato prove impegnative. Per diventare più forte ha bisogno di rinnovato entusiasmo, di fraternità, di curiosità per l’altro, di voglia di futuro, del coraggio di misurarsi con le nuove sfide”. Ed è a quel punto che il capo dello Stato ha citato il referendum del 2 giugno del 1946. “La Repubblica è nata da un referendum, e dunque da un confronto democratico. La divisione degli orientamenti, però, è stata tradotta in una straordinaria forza unitaria. Merito -ha sottolineato il Capo dello Stato- dei nostri padri e delle nostre madri. Merito delle forze politiche e delle classi dirigenti democratiche. Che hanno saputo capire, malgrado difficoltà molto grandi (che talvolta vengono oggi sottovalutate), ciò che li univa, al di là dei legittimi contrasti)”.
“Istituzioni vanno sempre aggiornate” – Poi il capo dello Stato ha sottolineato che le Istituzioni hanno comunque bisogno di essere “aggiornate”. “La Repubblica ha consentito rinnovamento e maturazione, ha permesso un ampliamento delle basi democratiche e il radicamento della democrazia nella cultura nazionale. È bene tenerlo presente, anche per il futuro, dal momento che le democrazie hanno sempre bisogno di essere aperte allo spirito del tempo, di inverarsi nelle diverse condizioni della storia, di accogliere nelle loro istituzioni le innovazioni e le forze vive, di aggiornarsi per rappresentare sempre meglio le istanze popolari e, insieme, per rispondere con efficacia alle domande nuove di cittadinanza che la società pone alle istituzioni”.
“Con nostra civiltà sconfiggiamo terrorismo” – Il presidente ha dedicato un passaggio del suo intervento anche al femminicidio. “Abbiamo assistito in questi giorni all’uccisione di tante donne” – ha detto – un fenomeno proprio di chi pensa agli altri come appendice o dipendenza di sé”. Quindi il capo dello Stato ha fornito la sua ricetta per sconfiggere l’allarme terrorismo. “Con la nostra civiltà, e senza rinunciare ad essa, sconfiggeremo anche i terroristi. Che seminano morte per tentare di cambiare i nostri cuori e le nostre menti. È questa una sfida per gli Stati democratici. Ma anche per le religioni. Ci vuole umanità verso chi è perseguitato, accoglienza per chi ha bisogno e, insieme, sicurezza di rispetto delle leggi da parti di chi arriva. Occorre severità massima nei confronti di chi si approfitta di essere umani in difficoltà, cooperazione con i Paesi di provenienza e di transito. Ci vuole intelligenza e visione per battere chi vuole la guerra“.
Le parole del presidente hanno provocato la feroce replica di Matteo Salvini, il leader della Lega che arriva a definire il capo dello Stato “complice degli scafisti“. “Mattarella anche oggi predica accoglienza, invita a costruire ponti, dice che non si può vietare l’ingresso agli immigrati. Buono? No, complice di scafisti, sfruttatori e schiavisti. L’anno scorso 107.000 italiani (22.000 giovani) sono scappati all’estero per lavorare, ma Mattarella preferisce preoccuparsi dei clandestini”, ha scritto Salvini su Facebook dove lanciando persino l’hashtag #mattarellaclandestino.
Ma toni molto diversi sono quelli del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni che, anzi, sembra prendere chiaramente posizione: “Non commento i commenti – dice Maroni – Sto a quello che ho sentito. Mattarella ha detto delle cose condivisibili, che secondo me sono una denuncia dell’inefficienza del sistema europeo ed italiano di gestione dell’immigrazione clandestina”.