La retromarcia del governo sull’età del pensionamento dei magistrati sta per compiersi. La decisione presa con la riforma della Pubblica amministrazione di due anni fa di abbassare il limite ai 70 anni pian piano è stata rosicchiata dalle proroghe decise dal governo. Due già nei mesi scorsi, la terza viene annunciata in arrivo in un consiglio dei ministri fissato durante la prossima settimana. Il problema principale è ancora il numero di posti vacanti, anche in posizioni apicali, in Procure, tribunali fino alla Cassazione. Tre i nomi più in vista che dovrebbero lasciare il posto se non ci fosse la proroga: il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, il procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo e il primo presidente della stessa Suprema Corte, Giovanni Canzio che peraltro è lì solo dal dicembre scorso. Cade a febbraio 2017 anche il pensionamento del procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo, che guida l’ufficio giudiziario con numero più alto di pm e da alcuni mesi sotto altissima protezione dopo la scoperta di un progetto di attentato contro di lui da parte dei Casalesi (sotto la sua direzione sono stati arrestati quasi tutti i capi dei clan camorristici e un alto numero di latitanti).

Il punto non è solo sui nomi – prestigiosi e meno prestigiosi, noti e meno noti -, ma anche sulla quantità delle poltrone che resterebbero vacanti. Un rischio paventato da più parti negli ultimi mesi. Il sistema infatti non garantisce un ricambio rapido e totale. Da una parte i vincitori dei concorsi devono affrontare un lungo tirocinio prima di essere assegnati a una Procura o a un tribunale con pieni poteri. Dall’altra il Csm nell’ultimo anno ha accelerato il ritmo sulle nomine: il Corriere della Sera oggi parlava di 440 nell’ultimo anno. Sempre il Corriere ha stimato che in due anni si sono create mille “scoperture” su un organico di 9mila magistrati ordinari.

Poi, per due volte, tutto è slittato, consentendo alle toghe over 70 di restare al proprio posto fino a fine 2016. Ma il 31 dicembre la proroga scade e ora il governo deve decidere, a breve, che fare, anche per bloccare (eventualmente) i concorsi già avviati per sostituire chi dovrà presto lasciare la magistratura. In realtà all’interno del governo ci sono posizioni in materia: confermare finalmente la decisione di due anni fa o dare l’ok a un’ennesima proroga. In questo caso verrebbe utilizzato lo strumento del decreto.

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