Alessandro Pace, emerito di Diritto costituzionale all’Università La Sapienza di Roma e presidente del Comitato per il No, spiega la sua contrarietà alla riforma Boschi-Renzi analizzandola a partire dalla “violazione della sentenza n. 1 del 2014 della Corte Costituzionale”, quella che ha bocciato il Porcellum. “In quella sentenza la Corte si è espressa in merito al principio di continuità degli organi costituzionali affermando che non è a tempo indeterminato, e che la legislatura poteva proseguire con un termine massimo di tre mesi. Ragioni economiche hanno consigliato di proseguire oltre quel termine, ma aprire addirittura un percorso di riforma costituzionale è stato un vero e proprio azzardo“. Il Costituzionalista spiega inoltre perché una revisione avviata attraverso l’iniziativa dell’esecutivo, e non del Parlamento, è viziata dall’impronta politica che il governo imprime ad essa. Nei prossimi video, la “violazione dei principi supremi: la sovranità popolare”, “la violazione del principio di eguaglianza e di razionalità e ragionevolezza”, “il rapporto squilibrato Stato-Regioni”, “la forma di governo del premierato assoluto” e “l’inesistente semplificazione del procedimento legislativo”. Video di Amely Video