CATANIA – “Lentamente muore chi non viaggia” (Martha Medeiros/Pablo Neruda)
“Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove” (Pino Cacucci)
Sembra che in un bagaglio a mano, in uno zaino leggero a spalla o a tracolla ci possano stare poche cose. Invece, se vai a scavare, se infili la mano dentro senza il timore di perderla nella bocca del leone, tiri fuori l’infinito: i sorrisi che hai incontrato per strada, i chilometri fatti, i sassi, le vie, i volti, il paesaggio che cambia come la pelle dell’uomo, dall’alba al suo imbrunire. “Non dirmi quanti anni hai, o quanto sei educato e colto, dimmi dove hai viaggiato e che cosa sai” (Maometto).
L’Etna da queste parti la chiamano affettuosamente “Lei”, come fosse una componente della famiglia umanizzandone il carattere, senza paura, convivendo con i suoi continui sbuffi e cambi d’umore. “Lei” è una bella donna che raramente si fa vedere fino alla cima e molte volte ha un cappello di panna per proteggersi e d’inverno un mantello di neve.
E rimbomba sempre la domanda: “Tu chi sei?” e gli altri che ti si raccontano attraverso gli occhi. E infatti ci sono le strette di mano, prima diffidenti che poi si trasformano in abbracci, e i racconti di vita, piccola, minuta, quotidiana, che diventano stratificazioni millenarie come le sciare, colate di esistenze che entrano in contatto con altre vite, mischiandosi. “È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa propria” (Voltaire).
Tedesco ci dice che c’è tutto un mondo là fuori non da prendere ma da mordere e assaggiare, da conoscere a piccoli passi che non è una gara né una competizione a eliminazione, che l’incontro è sempre tempo guadagnato e mai perso. “Non si fa un viaggio. Il viaggio ci fa e ci disfa, il viaggio ci inventa” (David Le Breton). Ci racconta le debolezze, le crisi di un sistema, i migranti come gli anziani, i trapianti come il sentirsi fuori, diversi, emarginati, il tutto con il sorriso di chi ha fatto tanta strada fuori e dentro di sé, con la calma placida di chi ne deve ancora fare molti, perché se è vero che “Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita”, come dice un antico proverbio cinese, allora l’attore si è trasformato mille e più volte, migliorandosi, e se è vero che “Chi non si muove, non può rendersi conto delle proprie catene”, come scriveva Rosa Luxemburg, allora non ci resta altro da fare se non partire, salpare, andare. Che il vero noi stessi è là fuori nascosto da qualche parte, sotto la cenere di tutte le sovrastrutture che ci siamo inventati.