Il Parlamento ha votato contro l'esecutivo di unità sostenuto anche dalle Nazioni Unite. Ma alcuni eletti pro Sarraj denunciano di essere stati ingannati. A ostacolare il premier designato dalla comunità internazionale c'è il generale Haftar, sostenuto da Al Sisi
No al governo di unità nazionale libico guidato dal premier Fayez al Sarraj, lo stesso appoggiato dalle Nazioni Unite. La votazione del Parlamento di Tobruk ha bocciato l’ipotesi dell’esecutivo, rendendo così il futuro del paese nordafricano molto incerto. Il voto è stato di 61 no e 39 astenuti. Secondo quando ha detto il presidente dell’assemblea, Abdallah Bilhaq, hanno partecipato alla votazione 101 deputati, cioè la metà più uno dei parlamentari.
Negli ultimi giorni c’erano stati già segnali critici da parte della Camera: l’intervento aereo americano contro l’Isis, appoggiato dall’Italia, aveva provocato non pochi malumori. Si tratta del primo voto che il Parlamento di Tobruk tiene da gennaio, quando bocciò la lista di ministri che dovevano formare l’esecutivo di unità nazionale. Ulteriori tentativi di riunire il Parlamento erano stati ritardati più volte.
Il vice presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Ihmid Houmah, ha però detto che l’ordine del giorno “è stato cambiato all’improvviso”, e che pertanto il voto è “illegale”. Anche un deputato filo-governativo, Galah Saleh, ha spiegato che i parlamentari favorevoli a Sarraj sono stati ingannati: la Camera non aveva annunciato nella propria agenda che oggi ci sarebbe stato il voto di fiducia, ma li aveva convocati solo per una “consultazione” con gli oppositori.
Finora il parlamento di Torbuk non era riuscito a esprimersi perché ostaggio del generale Khalifa Haftar, a guida dell’Esercito nazionale libico (Lnc) che controlla la Cirenaica e i suoi interessi politici-economici. Molti deputati pro-Sarraj avevano denunciato minacce e intimidazioni, anche fisiche. Haftar non intende infatti cedere a Sarraj alcun potere conquistato negli ultimi anni come uomo forte dell’est, portando avanti la propria battaglia contro i jihadisti a Bengasi e in altre località della Cirenaica, fino a infuriarsi per i raid americani contro l’Isis di inizio agosto a Sirte.
E oggi incassa di nuovo il sostegno del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, che in un’intervista rilasciata ieri e pubblicata oggi dai principali quotidiani egiziani ha confermato l’appoggio alla Camera di Tobruk e al generale. “I libici siano tranquilli perché l’esercito egiziano ha fatto fronte a qualsiasi pericolo dalla caduta di Gheddafi a oggi”, ha dichiarato Sisi motivando l’interesse dell’Egitto con la fuga di elementi dell’Isis in Libia dopo le sconfitte in Iraq e Siria. A Sirte intanto prosegue l’avanzata delle forze fedeli al governo di Sarraj: oggi hanno annunciano 11 morti tra le loro fila, ma anche la conquista della più grande moschea della città e di un edificio usato come prigione dai jihadisti, ormai “morti o in fuga”.